martedì, 30 Maggio, 2023
19.6 C
Napoli

Axel Munthe: lettere dalla Napoli del colera

- Advertisement -https://web.agrelliebasta.it/la-mattina/wp-content/uploads/2021/01/corhaz-3.jpg

Letteratura da Grand Tour dove il Grand Tour non c’è più: dissolto nella sorpresa di un’epidemia, quella del colera del 1884 a Napoli che rende la città irriconoscibile fin dall’arrivo del viaggiatore speranzoso di ritrovare i memoirs di un tempo felice. Chi racconta la città in una situazione nuova e ben diversa dal “ colore” e dalle fantasie del viaggio di formazione in terra sconosciuta e tanto lontana dalla propria, è il medico svedese Axel Munthe, autore della “Storia di San Michele”, best seller di tutti i tempi vicino alla sensibilità di più di un popolo, tradotto perciò in 37 lingue: il racconto di una sofferenza universale vissuta in un paesaggio paradisiaco, che unisce ai modi dell’autobiografia il racconto della relazione tra un uomo del nord e un sud d’Italia isolàno che attrae come una calamita il visitatore.

Ci tornerà sull’isola magica, dopo aver fatto voto di costruirsi una casa a Capri, Munthe, e lo farà nel 1887, tre anni dopo il suo viaggio in una Napoli dolente e ammalata di colera, che il Munthe medico, prima che scrittore, visita da volontario, per restituire l’amore per una terra vista in condizioni diverse e con un altro stato d’animo. Munthe si allontanerà dall’isola solo per esercitare ancora la professione di medico a Roma al fine di portare a termine la costruzione della sua villa, e poi andrà a Messina, nel 1908, per il terremoto. Ma tornato a Capri ci resterà fino alla fine della vita, ormai cieco, rinchiuso nella Torre di Materita come un antico sacerdote, a ricordare.

Nel libro ‘La città dolente. Lettere da Napoli’ che esce ora da Colonnese, in forma cronachistica viene raccontato il contagio che insegue e accompagna il medico fin da quando viaggia da Roma sul treno e vede ammalarsi l’ennesimo conduttore, costretto a scendere per essere ricoverato. Vengono fuori i difetti “del carattere popolare”, scrive, ma “non si può fare a meno di amare questi Napoletani, pieni di tanta miseria e ignoranza, ma nello stesso tempo, di un cuore così tenero e di una fibra così paziente”. La ricetta del successo di Munthe è quella di stare dalla parte del popolo anche contro i suoi stessi interessi di medico. Dice infatti: “Il medico non dev’essere troppo schifiltoso circa la considerazione nella quale è tenuta la sua professione, né molto sensibile circa la quantità di fiducia che la povera gente accorda alla sua abilità; i lazzaroni, circa l’infallibilità delle sue medicine, sono altrettanto scettici, quanto probabilmente lo è lo stesso medico in cuor suo”.

No vax ante litteram. Prende in giro, però, anche, chi ritiene di poter fare da solo, come chi fa nascere i propri figli con il solo aiuto del “munaciello”. La descrizione dell’epidemia è quanto mai attuale: quando la virulenza diminuisce, i negozi riaprono i battenti, scema l’odore pungente dell’acido fenico disinfettante, Mentre sembra ironizzare sulla fede e sulla superstizione, Munthe però premia la confidenza con la Madre di Dio del popolo e giustifica l’aria mefitica e morbosa dei fondaci dove è costretto a vivere. Mentre lui sospende il giudizio, però, lo stesso popolo prende a festeggiare, e il colera riprende quota e fa cento morti. La storia si ripete e i medici riprendono a discutere ( al tempo non c’era né virologi né televisioni).

Ma non di sola malattia, si parla. Munthe racconta di Peppino, il suo aiutante, di un’asinella “ antica” e filosofa di nome Rosina, e di un cane, Puck, che si perderà e sarà ritrovato e restituito da un camorrista a cui Munthe ha salvato la figlia. L’amore per i cani era una caratteristica di Munthe ( “ridete pure di me”), che ha sepolto con lapide intestata i suoi due cani capresi, Tom e Fellow, a Villa San Michele, oggi consolato generale di Svezia e museo della sua vita. “Una vergogna per l’Italia unita, questo oblio completo dei napoletani”, scrive da vero meridionalista, direzionando le sue grida verso Roma, il medico svedese che fu amico della regina Vittoria di Baden.
 

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/03/07/news/axel_munthe_lettere_dalla_napoli_del_colera-340603010/?rss

Cosa fare in città

Archivi

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?