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Coronavirus, variante rara: “Bisogna vaccinarsi per fermare le varianti pericolose”

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 “A me è arrivato un campione anonimo. Ignoro l’identità del paziente”. Prima che glielo chieda, Nicola Normanno, direttore del Dipartimento della ricerca traslazionale del Pascale, anticipa la domanda che da ieri mezzo mondo gli sta rivolgendo: chi è il signor X? E può essere quella del calciatore del Napoli Osimhen la nuova variante? Ma le parole dello scienziato rimandano alla secca smentitadella Federico II: “So che si tratta di un signore che aveva attraversato vari paesi del Sud Africa. E a me è stato inviato il materiale da sequenziare”. Poi, sulla variante dà una prima informazione: “Presto per esprimersi su una maggiore aggressività, per ora non sembra, ma si devono aspettare altri dati”.

Però si sa già che ha peculiarità simili alla variante inglese.
“È una variante rara, finora ne hanno individuato un centinaio nel mondo, ma è diffusa ovunque, dalla Danimarca all’Africa e fino a Usa, Canada e Australia”.

Non sembra pericolosa dice lei, ma tra le varie mutazioni trovate , c’è la E484K, già presente nelle varianti inglese e sudafricana. E questo non fa nascere qualche sospetto?

“È vero, ha peculiarità e alterazioni di sequenza simili, ma ci vogliono altri elementi per confermare o smentire che la E484 induca maggior resistenza agli anticorpi”.

Non ha riferimenti del professionista contagiato, e neanche delle sue condizioni?
“Sapevo che il campione è di un paziente intercettato dal centro di riferimento laboratoristico della Federico II diretto dal collega Pippo Portella. Potrebbe essere andato spontaneamente a sottoporsi al tampone, come fanno molti quando rientrano da un viaggio, le posso dire che era del tutto asintomatico e che stava bene. E che successivamente non ha sviluppato la malattia. Adesso è negativo e sono stati tracciati i suoi contatti attraverso la Asl di riferimento: tutti negativi. Il che fa ben sperare, anche se ciò non esclude che in qualche parte d’Italia possa esserci la stessa variante. Di certo, finora il sequenziamento non è stato fatto a tappeto su tutti i tamponi”.

Il tampone è di un mese fa, perché l’esito del sequenziamento si è conosciuto solo l’altro ieri?
“Appena ci è arrivato siamo partiti, poi per completare l’analisi dettagliata c’è voluta una settimana, tra l’altro il progetto prevede il sequenziamento di una determinata tipologia di campioni. E la prima caratteristica è quella della provenienza dall’estero che può maggiormente presentare una variante. Finora abbiamo sequenziato circa 50 casi”.

Il vaccino quanto influisce sulla variante?
“Tutti i vaccini sono diretti contro la proteina “spike” utilizzata dal virus per introdursi nelle cellule. È chiaro che qualsiasi mutazione si riveli nella spike va immediatamente indagata per capire se può determinare maggior contagiosità e, dunque, interferire sulla sensibilità dei vaccini”.

Il tampone non fornisce alcuna indicazione sulle eventuali varianti?
“No. Ci dice se il virus c’è, ma solo il sequenziamento è in grado di rivelarci con quale “bestia” dobbiamo confrontarci”.

Eppure tutte queste varianti allontanano dalla profilassi.
“E sarebbe un errore. Le varianti vanno monitorate anche per guidare la campagna dei vaccini: sono di sicuro efficaci sulla inglese e, forse, anche su questa isolata, ma è fondamentale vaccinarsi al più presto. Fin quando non lo avrà fatto la maggioranza della popolazione, il virus genererà varianti potenzialmente pericolose. E la “nostra” è da tenere sotto osservazione per avere elementi utili a indicarci se il vaccino funziona o meno”.

Su quale percorso vi state muovendo?
“Noi supportiamo le attività dei servizi di virologia. Bisognerebbe creare una rete laboratoristica in grado di sequenziare, anzi già ci stiamo muovendo in tal senso, per mettere a regime le tecnologie e avviare il sequenziamento su grandi numeri. In Gran Bretagna hanno cominciato a farlo da tempo, noi procediamo a buon ritmo per ottenere dalle analisi informazioni cliniche importanti. E questo servirà anche a sviluppare politiche di modello sanitario”.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2021/02/18/news/coronavirus_variante_rara_bisogna_vaccinarsi_per_fermare_le_varianti_pericolose_-288146624/?rss

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