
La pausa per prendersi per caffè scandisce lo stile di vita degli italiani. Ed è un rito conviviale, l’incontro con tazzina al tavolo o al banco, che ha spesso per cornice locali storici come il Florian a Venezia, il Caffè Greco a Roma e il Gambrinus a Napoli. E che fin dalla colazione evoca pagine di letteratura e piece teatrali, da Goldoni a De Filippo. Fino a momenti di solidarietà come si usa a Napoli col caffè sospeso offerto a sconosciuti avventori in difficoltà.
C’è tutto questo in una tazzina di caffè espresso italiano che oggi, con voto unanime, è stato candidato al prestigioso ricoscimento Unesco di patrimonio dell’umanità dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Con un impegnativo lavoro di sintesi delle tante valenze di un caposaldo del nostro lifestyle il Mipaaf ha così candidato a patrimonio immateriale dell’Umanità dell’Unesco “Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli”. “Siamo molto soddisfatti di essere arrivati ad una candidatura unitaria” commenta il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali con delega all’Unesco. Gian Marco Centinaio.
“In Italia – sottolinea – il caffè è molto di più di una semplice bevanda: è un vero e proprio rito, è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della nostra socialità che ci contraddistingue nel mondo”. Per la candidatura si è speso in prima persona anche il ministro Stefano Patuanelli che ha aperto il 2022 incontrando gli esercenti delle insegne storiche triestine. “Oggi stesso – annuncia ancora Centinaio – sarà trasmessa l’istanza di candidatura alla Commissione nazionale italiana per l’Unesco e confidiamo che questa la approvi e la trasmetta entro il 31 marzo a Parigi. La tazzina di espresso rappresenta per tutti gli italiani un rito sociale e culturale che trova riscontro anche nella letteratura e che appassiona tutto il Paese, da Napoli a Venezia fino a Trieste passando per Roma, Milano e Torino. Una candidatura tanto più importante in un momento storico in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno penalizzato i rapporti sociali, molti dei quali – sottolinea Centinaio – avevano come cornice il bancone o il salotto all’aperto di un bar davanti a un buon caffè italiano”.
Coldiretti stima lungo la Penisola un consumo di 30 milioni di tazzine al giorno tra bar, ristoranti e locali pubblici. Tra i molti tesori italiani già iscritti ci sono, ricorda la Coldiretti, l’arte italiana della ricerca del tartufo (2021), l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010), l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013), la vite ad alberello di Pantelleria (2014), l’arte della Falconeria (2016), l’arte dei pizzaiuoli napoletani (2017), la Transumanza (2019) fino all’ “Arte dei muretti a secco”.