
L’era dei “Fratacchione” comincia ufficialmente a pesare.
Ecco l’allarme che arriva forte e chiaro non solo dal Pd nazionale, ma dal governo, a un mese esatto dallo scontro sulla chiusura delle scuole in Campania vinto (via giudici amministrativi) dal premier Mario Draghi. Destinatario del messaggio: il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Al quale si è rivolto ieri – con la tagliente sobrietà delle 24 ore di decantazione – il ministro della Cultura Dario Franceschini dopo alcune insultanti frasi rivolte ad una figura apicale del Mic. E sono scintille che, tuttavia, non restano confinate nei Palazzi. Ma si riverberano sul territorio e sulla qualità delle decisioni politiche.
Franceschini è durissimo. «Il presidente della Campania usi argomenti giuridici e non battute offensive, aggravate da un sapore maschilista, di cui credo farebbe bene a scusarsi», è la strigliata che arriva dagli uffici del Collegio Romano.
Nell’immancabile teleshow del venerdì, in onda a grande richiesta ormai da anni su Facebook, il governatore aveva infatti pubblicamente sbeffeggiato il vertice dell’Ufficio legislativo del ministero della Cultura, Annalisa Cipollone, contestando il doppio no di quella dirigente ad alcune misure di «semplificazione» e soprattutto all’ennesima proroga del Piano Casa, che da ben sei anni la Campania (come altre regioni) non si convince a cancellare, per tracciare un Piano paesaggistico consono alle sfide e ai rischi che gravano sul patrimonio di questa terra. Invece.
«Voi pensate che con le centinaia di dottoresse Cipollone che noi abbiamo nei vari ministeri italiani saremo in grado di realizzare il Pnrr? – è l’offensiva che muove il governatore, come sempre senza contraddittorio – Al massimo potremo farci un brodino vegetale».
E non è escluso che il De Luca- entertainer pensi, in quel momento, che non si tratti di un’offesa. In fondo, ha firmato numeri più spericolati, ha coniato scene comiche e sgradevoli nomignoli, anche per ministri e donne dell’opposizione. Repertorio in gran parte tollerato, dalla politica e da molti media. Quando serviva.
Ma stavolta, esattamente come un mese fa col ricorso voluto al Tar da Draghi in persona per far riaprire le scuole – dopo che De Luca aveva contestato al premier e al ministro Bianchi di usare «i bambini come cavie» – Roma decide di rispondere all’affondo. È una linea nuova che si consolida.
Basta sorrisi o indifferenza, sia da Palazzo Chigi sia dalle parti del Nazareno, dove tra l’altro né il leader Enrico Letta, né il numero due Giuseppe Provenzano hanno mai coltivato simpatie per il tratto da tribuno del presidente.
Al ministero della Cultura la musica cambia già dall’incipit.
«L’avvocato Annalisa Cipollone, capo ufficio legislativo del Ministero della Cultura, è una professionista di straordinaria competenza giuridica, della cui collaborazione io sono particolarmente orgoglioso». E si badi: l’avvocato, al maschile, bacchetta Franceschini, quasi a dire, all’allievo irrecuperabile, che il rispetto verso lo Stato assorbe e moltiplica ogni altra la sacrosanta questione di genere.
Le conseguenze riguardano tutti perché tracciano, a guardare solo gli ultimi trentacinque giorni, l’isolamento del governatore: che danneggia Napoli e la Campania.
De Luca, ricondotto alla ragione sulla Dad, non ha ricevuto la visita (saltata ufficialmente per un impegno) del ministro Bianchi al vertice di Napoli, nonostante i progetti avviati. È sulle barricate con Franceschini, già da mesi, per l’altra grave vicenda del Teatro San Carlo, sulla quale un altro ufficio del Mic ha dato torto alle intemerate del presidente contro la direzione di Lissner e Spedaliere.
Comincia ad essere visibilmente “tollerato” nella sua comunità politica che vede il Pd con gravi criticità a Caserta, commissariato a Benevento e in Irpinia, ed una segreteria regionale – legata a De Luca – debole. Al punto che la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, può soffermarsi per un attimo sui problemi del partito (nel resto della regione) e non destare analisi, ma solo risentimento.
Anche il rapporto col sindaco Gaetano Manfredi, dopo appena quattro mesi, non è idilliaco. Come si vede, non è certo un problema di genere. L’era dei Fratacchione può stancare.
Tra il politicamente corretto e il politicamente fuori controllo, deve esistere un unico codice. Quello della civiltà.