Aiuole Cardarelli: il Comune di Napoli non piange sul latte versato, ma neppure si dà una spiegazione su quello che ha portato alla devastazione di un’ampia area sommersa da rifiuti (e non è solo responsabilità dei clochard), dalla mancata irrigazione, dalla crescita incontrollata di erbe spontanee e di qualche ramo secco che, immancabilmente, finisce per cadere.

Tanto in quelle aiuole di fronte all’ospedale più grande del Sud, ormai non ci va più nessuno, tranne, appunto, chi è costretto a dormirci perché un altro problema secolare – quello di chi vive per strada – non è stato risolto da nessuna giunta e neanche da quest’ultima.

L’assessore al Verde urbano, Luigi Felaco, ci fa sapere che segnalerà “a servizio Verde e Municipalità competente per tutti gli adempimenti del caso”. Ci conforta. Ma dopo il primo reportage di Repubblica che evidenziava persino la presenza di una protesi dentale tra gli orrori di un’area abbandonata e per nulla periferica, siamo tornati e abbiamo trovato lo stesso scenario, se è possibile con qualche bottiglia di birra vuota e rotta in più e qualche altra panchina divelta.

La spiegazione, però, ce la dà il responsabile della filiale Expert dei Colli Aminei, in via Michele Pietravalle, al quale abbiamo chiesto come mai ci fossero una decina di loro cartelli pubblicitari e nessuna manutenzione, come invece previsto dal bando per le adozioni da parte di esercizi commerciali del verde pubblico. Ci ha anticipato: “Facciamo togliere tutto, subito. Abbiamo disdettato l’adozione a metà giugno con una lettera al Comune. Ma nessuno ci ha dato risposta. Allora abbiamo provato a “sradicare” noi stessi dal terreno i cartelli, ma l’effetto è stato disastroso. Ci siamo rivolti al Comune e ci hanno detto che devono farlo giardinieri professionisti. Scusi tanto, ma siamo già molto scottati: la manutenzione prevista dal bando ci è costata per un paio di anni 600 euro al mese per una zona commerciale per noi già coperta”.

Ma c’è stato mai un controllo? “Be’, all’inizio le aiuole non erano in questo stato pietoso. Ma c’erano mille impedimenti: i nostri giardinieri dovevano mettersi d’accordo con gli addetti dell’Asìa per la raccolta dello sfalcio, e non riuscivano. Inoltre ogni volta venivano aggrediti da senzatetto che temevano gli venissero buttate via suppellettili e cartoni”. Dieci anni di “adozioni” del verde pubblico affidato ai privati perché il piatto di Palazzo San Giacomo piangeva, e innumerevoli aiuole e giardini dove la pubblicità è rimasta del tutto gratuita (mentre i contribuenti pagano regolarmente fior di tasse) e in cambio zero manutenzione al verde, né dal Comune né dal privato che l’aveva chiesto in concessione.

E c’è di più: “Abbiamo acconsentito anche ad acquistare una serie di strumenti da giardinaggio – prosegue il direttore di Expert collinare – che sono stati utilizzati per qualche iniziativa e poi ne abbiamo perso le tracce, non sappiamo dove siano finiti ” . Infine ribadisce: ” Li togliamo, quei cartelli, ora vedremo come fare. Ci sono costate molto di più queste aiuole che quelle del Vomero. E queste ci fanno pure cattiva pubblicità”.

Arse, vandalizzate e soffocate dai rifiuti, dagli escrementi, dalle foglie secche, quelle aiuole riescono a mandare aria buona e un profumo di conifera, nonostante tutto. Ma anche questo è lungi dal far riflettere su quanto siano essenziali le funzioni delle alberature. Che continuano a essere buttate giù o storpiate senza pietà né ragione in questa città. Nelle foto del 1937, quando il ” Nuovo Ospedale Moderno di Napoli” – questo il ridondante primo nome del Cardarelli – venne costruito, si vede bene la collina su cui era poggiato e le aiuole erano già lì con i loro alberi rigogliosi, conifere che continuavano quelle del parco dell’ospedale e un folto gruppo di pini alle spalle, più in alto. Doveva essere una specie di terrazza affacciata sullo Scudillo. Ma se si guarda il parapetto si incontra un’altra valanga di rifiuti della migliore produzione partenopea.