Una bimba di 5 anni che scappa da un appartamento in fiamme e grida aiuto: “Corri, corri, salva mia mamma”. Un uomo che poco dopo aver ucciso la compagna per gelosia telefona alla madre della vittima: “Io ho bruciato Anastasiia, puoi comprare i fiori per il funerale”. Una ragazza fuggita insieme alla figlia dalla guerra in Ucraina che muore per mano di quella persona insieme alla quale sperava di costruire un futuro migliore lontano dal conflitto.
Sono immagini e storie dolorose e potenti, quelle proiettate dal dramma di Anastasiia Bondarenko, la giovane ucraina di 23 anni morta carbonizzata, lo scorso 10 marzo, nell’incendio sviluppatosi nel suo appartamento, in vico I Sant’Antonio Abate, nel cuore di Napoli. Il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere per Dmytro Trembach, 26 anni, per tutti Dima.

Un tipo “freddo, superficiale e menefreghista”, come lo descrive il padre. Secondo l’accusa, è stato Dima a causare la morte della compagna appiccando il fuoco nell’appartamento dove la donna viveva con la figlia e altri cittadini ucraini e anche russi. Per il giudice, il delitto è maturato ” all’interno di una relazione non sana avvelenata dal sospetto e dalla gelosia”. Le indagini sono state condotte dai carabinieri e coordinate dal pool Fasce deboli della Procura guidato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone.
Decisiva, fra le altre testimonianze, quella della figlioletta di Anastasiia, di 5 anni, sopravvissuta all’incendio. La bimba ha smontato con poche parole quello che il giudice definisce come “il puerile alibi ” dell’indagato. Dima, oltre a negare inizialmente addirittura di aver avuto una relazione con la ragazza, aveva sostenuto di non trovarsi in casa al momento dell’incendio. Ma la piccola, che lo chiamava “papà Dima”, lo smentisce. In un’audizione protetta drammatica, avvenuta alla presenza della bisnonna, la piccola ha riferito che, la notte prima dell’incendio, la madre e il compagno avevano avuto “un discorso non bello”, un litigio. Ha aggiunto che la madre “piangeva spesso” perché l’uomo le rivolgeva “brutte parole ” e una volta lo aveva visto farle del male dandole ” una botta ” . Quando sono divampate le fiamme, ha raccontato ancora la bambina, l’indagato era rimasto “indifferente”.

Era davanti al tablet con l’auricolare, la piccola gli ha tolto le cuffie, gli ha preso la mano e ha iniziato a correre. Ma lui “non mi ha aiutato, gli ho chiesto le chiavi e non me le ha date. Ma io sono riuscita a scappare. Sono stata furba”, ha aggiunto la bimba commuovendo chi l’ascoltava. La salverà Olena, una donna russa che divideva l’appartamento con Anastasiia, Dima e la bimba. È a lei che la piccola si rivolgerà, gridando, di ” correre per salvare mamma ” . Ed è lei che, dopo un boato, sentirà Anastasiia chiedere aiuto.
Ma è sconvolgente anche il racconto della madre di Anastasiia. Raisa. Poco dopo la tragedia, la donna riceve un messaggio di Dima, preceduto da un insulto, che la spaventa: “Per lungo tempo non la sentirete”. Lei lo implora: “Dove sono i miei figli? Cosa hai fatto?”, chiede riferendosi ad Anastasiia e alla bambina. E ancora: “Chiamatemi, vi prego come madre”. Allora l’uomo le telefona e dice: “Io ho bruciato Anastasiia” . Poi riaggancia. Quindi richiama: “Puoi comprare i fiori per il funerale ” . Ricorda Raisa che la figlia era stata una prima volta a Napoli a settembre 2021. Tre mesi dopo, non avendo trovato lavoro era rientrata in Ucraina ma il primo marzo, insieme alla bambina, “a causa della guerra decideva di scappare ” e di tornare nel nostro Paese. “Una giovane donna fuggita dalla guerra che aveva raggiunto con la sua bambina il suo concittadino in Italia con cui progettava un nuova vita”, la definisce il giudice, rimasta vittima “di un uomo geloso, diffidente e possessivo, oltre che violento e freddo”.