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Ettore Lepore nel giardino cosmopolita

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“There are no dead”. “Non ci sono morti qui” è inciso su un marmo nel piccolo cimitero acattolico di Capri, a Marina Grande, in cui, tra i sempreverdi, giacciono Norman Douglas, Jacques Fersen, Lucio Amelio e duecento altri artisti, storici, scienziati, scrittori, vivi ancor oggi nelle opere e nel ricordo di molti di noi. Voleva riposare in quel lembo di terra affacciato sul mare, ricco di simboli di accoglienze, affratellamenti e conflitti tra uomini e civiltà, a cui aveva dedicato studi fondamentali e innovativi, Ettore Lepore. E lì, in quel cosmopolita “giardino della memoria”, fu deposto due anni dopo la fine, avvenuta nel 1990.

Nato nel 1924, celebre per quel capolavoro che è “Il princeps ciceroniano e gli ideali politici della fine della repubblica”, egli è stato uno dei maggiori esponenti di quella Napoli colta, oggi perduta, di cui qualcosa ho detto già in questa rubrica. Lo ricorderanno, da domani a venerdì, con importanti iniziative, l’Accademia Pontaniana e l’Ateneo nel quale si formò frequentando quella fucina di intelligenze che furono la Biblioteca di Lettere e i contigui (allora) Istituti Giuridici nei primi decenni del secondo dopoguerra.

Quando i frequenti incontri tra gli studiosi delle diverse discipline delle due grandi facoltà umanistiche, in concorso con quelli, altrettanto importanti, che avvenivano presso l’Istituto italiano per gli studi storici di Croce – propiziarono il formarsi di un insieme di eccellenti storici della cultura, delle idee, della filosofia, della politica e del diritto, adusi a vivere, con rigore e passione civile, in una “vera” comunità intellettuale. Austera, ma non chiusa in sé. Partecipe, invero, degli svolgimenti, non solo culturali, della società italiana e di quella europea, bisognose di “ri-trovarsi” e “ri-conoscersi” dopo le folli cesure prodotte dalle dittature e dalla guerra.

Anche per questo, credo sia stato nel giusto Emilio Gabba nel vedere nell’ansia di approfondimento che sorregge tutta la ricerca di Lepore “un’esigenza di libertà” e l’assillo “di conoscere e cogliere ogni aspetto della realtà”. Vale a dire – aggiunge – “della verità”. Ben sapendo che “approfondire le esperienze altrui voleva dire arricchire sé stessi” e che “la libertà degli altri è condizione per la propria libertà”.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2021/10/21/news/ettore_lepore_nel_giardino_cosmopolita-323187864/?rss

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