Lamentano già perdite dal 20 al 35 per cento, tamponate – è il caso di dirlo – grazie all’aumento dei turisti nei primi dieci giorni d’agosto. Ristoranti e bar fanno i conti con una settimana di Green Pass. Superate le iniziali difficoltà con la lettura del Qr code grazie a un aggiornamento dell’app, soprattutto i titolari dei luoghi al chiuso cercano di salvare la stagione. “Siamo i più penalizzati, bisogna eliminare subito questa misura” dicono mentre trilla il palmare a ogni cliente che entra. Ma ogni tanto in qualche locale al centro storico e ai Quartieri spagnoli non si chiede il certificato.

Controlli ai clienti, tavoli distanziati e mascherine ben posizionate, invece, in piazza Municipio. L’attenzione è alta nell’ampio locale di Salvatore Di Matteo, Pizza Madre, che ha 6 sale a tema con simboli come Maradona e San Gennaro. “Registriamo il 20 per cento di perdite nonostante l’alta richiesta dei clienti – spiega Di Matteo – All’interno abbiamo 450 posti e ora abbiamo riempito la metà delle sale. È un “buon giorno”, ma non si può andare avanti così: si deve abolire una misura che punta ad aumentare i vaccini e penalizza i ristoratori. Noi controlliamo tutti ma non ha senso visto che chi si siede ai tavoli esterni può entrare per andare in bagno e chi va in albergo non ha bisogno del pass”.

Previste 4 fasce orarie per consentire a un maggior numero di clienti di sedere ai 18 tavoli esterni. “Mi aspetto che il governo si renda conto che il popolo non ce la fa più – dice la compagna Shara – i ristoratori sono i più colpiti, abbiamo bisogno di lavorare. Una parte del locale destinata a ospitare eventi non è ancora stata ultimata. “Abbiamo aperto il 21 giugno e rimandato l’inaugurazione a settembre per evitare assembramenti – prosegue Shara – speriamo che la situazione migliori”.

Via Medina, accanto alla questura,”Signora Bettola” ha 46 coperti e registra un calo del 18 per cento ma nel locale di Chiaia (che conta 300 posti) le perdite arrivano al 35 per cento. “In via Medina abbiamo attutito il colpo con i turisti, a settembre che succederà? – dice il direttore Diego Borrelli – Ci aspettiamo anche noi l’abolizione”.

Al centro storico sfilano comitive di turisti. File davanti alla pizzeria Sorbillo dove il dipendente all’ingresso chiede a tutti Qr code e temperatura, documenti anche ai minori. E quando l’app si inceppa si controllano bene i dati. “Non stiamo avendo problemi, i clienti arrivano preparati” spiega la titolare.
Non è sempre così. Più avanti ci si accomoda in un bar e si consuma un’acqua tonica senza mostrare il documento. In via Duomo si può ordinare una pizza all’interno ed è il cliente a chiedere di esibire il Green Pass. Sempre in zona invece il personale della trattoria da Carmine controlla che la data di nascita corrisponda all’età di un ragazzo che si avvicina un po’ insicuro. Bisogna fare attenzione anche a possibili scambi di pass e fotocopie. “Domenica scorsa abbiamo perso una famiglia di 15 persone – spiega la signora Adele – ma rischiamo multe e chiusura ed è quindi meglio rispettare le regole. Abbiamo fatto tutto ciò che ci ha chiesto il governo, forse si esagera con la misura dei documenti d’identità”.
In una trattoria ai Quartieri Spagnoli non è proprio così: scelto un tavolo all’interno, si consuma senza mostrare nulla. Nella stazione centrale numerosi controlli ma in un ristorante siamo noi a chiedere se serve il Green Pass. Nei bar dello scalo invece non fanno sedere clienti sprovvisti del certificato. Stesso rigore in una pizzeria esterna e nei fast food della zona.

Controlli serrati anche nei musei. Come a Cappella Sansevero, ad esempio, che registra il sold out dal 6 agosto: qui una dipendente controlla i codici alle persone in fila all’esterno in modo da ottimizzare i tempi. “Il codice non ha rallentato l’operatività del museo”, afferma Francesca Liotti, responsabile della fruizione.

Tornando ai ristoratori, Confcommercio conferma la perdita in media intorno al 20 per cento. Da venerdì la polizia municipale ha effettuato 200 controlli in città, elevati 8 verbali. In particolare, ieri a Chiaia su 25 verifiche due multe. Massimo Di Porzio, presidente Fipe e titolare dello storico ristorante Umberto non chiede l’abolizione del Green Pass, ma “l’estensione ad alberghi, supermercati e trasporti, per renderlo efficace ed evitare che penalizzi solo un settore – dice – Noi non abbiamo trovato criticità, sono arrivati clienti preparati e vaccinati. Certo abbiamo perso qualche gruppo e qualche famiglia. Abbiamo fatto da cavia, ma se l’obiettivo è far vaccinare tutti allora questa misura va allargata o eliminata”. Salvatore Romano del caffè di via Chiatamone ha eliminato i tavolini all’interno: “Perdiamo la metà degli incassi ma almeno non impazzisco”.
Diverso il caso dei ristoranti sul Lungomare che possono puntare su ampi spazi all’aperto. Non segnala criticità Antonio Viola di Mammina (che ha anche due ristoranti a Santa Brigida e Duomo): “Arrivano tutti con il Green Pass – dice – Siamo favorevoli anche per la nostra sicurezza. Il documento di riconoscimento può creare imbarazzo ma meglio i controlli che la chiusura”.