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Ischia, voci dalla frana La fuga disperata di Irina “Sono viva per un secondo grazie alle urla di mio figlio”

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Ischia — Il pendolo della cronaca riporta Ischia indietro di 5 anni. Proprio qui, in piazza Maio a Casamicciola, dove nell’agosto del 2017 il terremoto provocò la morte di due persone, è allestito il centro di primissimo soccorso per gli sfollati della frana che si è abbattuta su via Celario e ha trascinato detriti fin giù al porto del comune isolano. Le tracce del sisma sono ancora tutte qua, nelle impalcature delle case mai ricostruite, nei disagi sopportati con rassegnazione e nelle storie di chi, come Filomena Senese racconta che il fratello Vincenzo « aveva avuto la casa terremotata e si era trasferito a via Celano.Ma ora anche questa casa è distrutta». Dopo il sisma, racconta lasorella, Vincenzo non voleva più vivere a Ischia ed è tornato a Berlino, dove aveva lavorato già in passato. Sull’isola era tornata qualche giorno fa la compagna Nina, Nicolina Blagova, bulgara diventata italiana appena giovedì scorso e adesso dispersa. Una nuova tragedia dopo il terremoto con la ricostruzione ancora ferma.

« La sto chiamando, ma non risponde. Era rientrata dalla Germania per completare le pratiche per la carta d’identità » , mormora Filomena. Le immagini che fanno il giro dei social mostrano scene spaventose. Poi ci sono le voci che raccontano il dramma. Come Nicola Iorio, impiegato comunale, che nella notte era «a casa, nel piazzale di via Celario. Pioveva ininterrottamente dalla mezzanotte. Mio padre è un marinaio, si affaccia sempre per vedere se l’acqua defluisce. È uscito un paio di volte, poi anche io. E dopo due ore ho visto i pappagalli nella gabbia che sbattevano come impazziti. Sentivo un tuono in lontananza. Ma non era un tuono, era fango. Sono uscito fuori, c’erano tutte le auto accartocciate, un cane che vagava. Sono ritornato verso casa, ho preso i 3 bambini che erano nell’appartamento e li ho portati su, al primo piano, da mia madre. Nel giro di 20 minuti ancora un tuono, ma stavolta ho capito: era un fiume di fango che portava giù tutto. Abbiamo aspettato che passasse la notte. E per fortuna è andata bene». Irina dice di essere « viva per un secondo. Erano le 4 e mezza, mio figlio ha capito tutto e ha gridato: “ Mamma, scappa”. Èstato un istante, poi è arrivata la frana che ci avrebbe travolto».

Giuseppe, conosciuto come “ tubi storti”, idraulico di 60 anni, era uscito all’alba. Si è aggrappato con tutte le sue forze a un palo di legno per resistere alla furia della frana. Il suo volto coperto dal fango è diventato uno dei simboli della tragedia.«Doveva recuperare degli attrezzi poi voleva andare a caccia», racconta chi lo conosce. Ma la montagna è venuta giù trascinandosi dietro tutto. Giuseppe si è tuffato fuori dall’auto cercando scampo. E questa è stata la sua salvezza. L’auto è stata trascinata fino in mare lui invece è finito all’interno del garage.

E qui lo hanno trovato i soccorritori, appeso con due mani a una trave di legno, in quella che ormai era diventata una caverna senza via di uscita. Scene drammatiche, riprese in un video di 25 secondi.

Francesco Scotto Di Minico ha girato tutta l’isola in macchina, con l’amico Antonello Patalano, per avere conferma che la coppia giovane con un neonato, ritrovata in mattinata e poi trasferita in ospedale, fosse composta dal fratello Maurizio con la moglie Giovanna Mazzella e il loro bambino Giovan Giuseppe di appena 20 giorni. La loro casa è andata distrutta. La notizia era stata diffusa in mattinata, Francesco e Antonello hanno percorso Ischia in lungo e il largo, sotto la pioggia incessante, tra posti di blocco e tratti di strada ricoperti di fango. Prima il luogo della frana, poi l’ospedale Rizzoli, dunque il palazzetto dello sport di Forio e l’hotel “Michelange-lo”, dove hanno incontrato il papà di Giovanna, tra gli sfollati assieme alla famiglia. «Nessuno ci ha comunicato i nomi delle persone ritrovate, nessuno ci ha dato risposte», si sfoga Francesco all’ingresso dell’ospedale.

L’ultima chiamata arriva intorno alle 19: in una tenda è ospitata una coppia giovane con un bambino piccolo. Ma si scopre che non sono Maurizio, Giovanna e Giovan Giuseppe. Si continua a sperare. Eppure c’è anche chi, ancora a ore di distanza dalla frana e nonostante la pioggia che continua a cadere, non vuole lasciare la casa neanche all’arrivo dei vigili del fuoco. «Molti non vogliono andare via, qualcuno non se la sente di lasciare la casa, altri hanno paura per gli animali domestici – racconta un vigile del fuoco mentre cerca ristoro nella postazione di primo soccorso allestita in piazza Maio – uno però mi ha stupito più di tutti: l’ho trovato che era già buio, in auto. Fermo.

Aveva una candela accesa. Venga con noi, gli detto, prima che sia troppo tardi». Alle otto di sera, anche il prefetto Claudio Palomba lancia l’allarme: «Ci sono famiglie che non vogliono allontanarsi dalle proprie case ma noi abbiamo la necessità che lascino le abitazioni e, speriamo, per il minor tempo possibile»’. Dopo la frana, cento persone erano rimaste bloccate nell’area di via Celario. Una dopo l’altra, una novantina viene raggiunta è messa in sicurezza.
© RIPRODUZIONERISERVATA
 

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/11/27/news/ischia_voci_dalla_frana_la_fuga_disperata_di_irina_sono_viva_per_un_secondo_grazie_alle_urla_di_mio_figlio-376466089/?rss

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