
Drusilla riempie i teatri! Ed è festa in questi giorni che non sempre rallegrano pubblico e botteghino. Che sia brava lo si sapeva da tempo tra i sussurri di chi batte territori di nuove icone per il palcoscenico del nostro tempo. La manifestazione televisiva più popular d’Italia le ha dato la consacrazione di folle osannanti.
Colpite forse anche dall’intelligenza che spesso scarseggia in quei posti. Drusilla non parla a sproposito, è alta ed elegante, sa cantare e recitare bene, possiede ironia e fantasia, e soprattutto ha in sé l’apeal mascherato di un sesso in enigma.
Teatro Bellini gremito per “Eleganzissima. Il recital” di e con Drusilla Foer; era in programma al Teatro Nuovo per la stagione del Teatro Pubblico Campano, le tante richieste l’hanno fatto spostare al teatro amico di via Conte di Ruvo. Tre repliche di “esauriti”, poi martedì sarà al Verdi di Salerno e mercoledì al Comunale “Costantino Parravano” di Caserta, per ripetere entusiasmo ed applausi già certi. Drusilla entra in scena fasciata da un abito “gransera” nero, lungo e lucente (il secondo sarà con strascico e luccicante d’oro), salta con guizzo impertinente sul pianoforte, caricatura a se stessa e alle dive di un tempo vicino e lontano. Ha coiffure perfetta di capelli color platino continuamente ravviati da mai irrequiete.
L’ironia l’accompagna per tutto il tempo del suo show, un paio d’ore che scorrono veloci. Fascino che si aggiunge alla bravura disinvolta del racconto, tra vero e falso, verosimile e assurdo, in iperbolici assalti della memoria familiare e personale, viaggiando ad occhi aperti tra Cuba, Bruxelles, New York, saltando da una gran capitale d’Europa a una Napoli infantile che ne nutre la sua fantasia. Inarrestabile, fluviale, iperbolica, recita in precipitosi percorsi e canta con gesti da diva, spiritosa e avvolgente, riflette su cose non scontate. Facile paragonarne la classe a quella del supremo Paolo Poli, ma è meglio non cadere in questo tranello della nostra memoria, lui attore di classe e cultura non le è stato certamente maestro.
Piuttosto la memoria ci porta ai grandi concerti di una Liza Minelli seducente e graffiante, ma non è questa la nostra storia e non importano i paragoni. C’è la musica di Lelio Luttazzi ed il ricordo della grande Milly, ci sono Fred Bongusto, Don Backy, Mia Martini, a suggerire e ricordare motivi, c’è un meraviglioso omaggio ad Amy Winehouse con la bellissima “Love is a losing game”, e “‘O surdato ‘nnammurato” dedicato a chi soffre la guerra è sussulto di grande emozione partecipe. Drusilla insomma è Drusilla ed ha al suo fianco, musicisti d’eccellenza, Loris di Leo al pianoforte e Nico Gori con il suo clarinetto ed il sax. Una gioia e una festa, con loro scherza e recita impertinenti minuscoli intermezzi di classe, mentre rincorre il filo della memoria privata, dalla nonna napoletana e severa, all’infanzia in famiglia, dai viaggi nel mondo seguendo un padre diplomatico in carriera, ai commerci nei piccoli negozi newyorkesi pieni di abiti firmati e ormai smessi. In filigrana, lontano e presente c’è Gianluca Gori a suggerire, o a pretendere un qualche riconoscimento di talento d’autore. Gli bastano forse gli applausi che incoronano la sua Drusilla.