
“Ora finalmente libereremo risorse del bilancio per occuparci del bisogno di normalità dei cittadini. Il capo del governo dà un segno forte di vicinanza, formalizzando qui, con la firma al Patto per Napoli, quel sostegno concreto che era giusto dare alla città. Ora Napoli non avrà più alibi”.
Gaetano Manfredi sa che, adesso, tocca a lui e alla sua squadra. “Dobbiamo scrivere una storia diversa”, dice a Repubblica il sindaco. Che fino a sera resta in contatto con lo staff di Palazzo Chigi per definire i dettagli della prima visita istituzionale di Mario Draghi nella capitale del Mezzogiorno. Ma non si sottrae agli altri temi caldi: Profughi e guerra, Pnrr e Cultura, Giovani e Sicurezza. Passando per quella “strutturale emergenza cittadina”: il micidiale intreccio tra “povertà educative, emarginazione delle famiglie e reclutamento criminale”.
Sindaco Manfredi, la visita cade nel tempo della guerra e della solidarietà nazionale.
“Sì, il terreno dell’accoglienza degli ucraini sta molto a cuore al nostro premier. Noi siamo già ad oltre 5100 persone arrivate, oltre 231 nuclei familiari sistemati. E abbiamo la più folta comunità nel cuore della Napoli popolare: proprio al Rione Sanità”.
Arriveremo ad oltre 10mila, forse in breve tempo.
“Impossibile dirlo adesso. Ma non si possono fare previsioni, sono ore in cui bisogna mettersi a disposizione, aiutare famiglie, donne, bambini”.
La firma di Draghi oggi significa 1 miliardo e 250 milioni in 21 anni. Prima rata subito: 54 milioni. Questa somma, concretamente, che cosa sbloccherà?
“Se prima avevamo un Piano di rientro che ci obbligava ad accantonare cifre per il pagamento del debito, questo “ossigeno” ci consente adesso di liberare risorse fondamentali da impiegare per le nostre priorità”.
Su quali fronti, in tre parole?
“Manutenzione, Servizi sociali e Decoro ubano. Parlo di azioni amministrative quotidiane ma fondamentali, che si erano assottigliate moltissimo o non si facevano più: quindi mi riferisco al rafforzamento dei servizi per bambini con disabilità, come il trasporto scolastico, al potare gli alberi e curare giardini, al manutenere le strade ed evitare che sprofondino. Sul verde e sui parchi, in particolare, avremo poi parallelamente dei veri e propri Piani di investimento”.
Napoli ha una voragine alla voce assistenti sociali: ne avete intorno ai 100 di operativi rispetto a un fabbisogno di 450.
“Sono pochissimi, totalmente insufficienti per le sacche di povertà ed emarginazione. Difatti con l’assessore Trapanese stiamo pianificando una serie di interventi per i più fragili: implementando l’azione del Terzo settore ed erogando prestazioni maggiori, da parte di Napoli Servizi. La maggior parte delle risorse del governo è concentrata nei primi cinque anni. Durante questo periodo, noi contiamo di mettere in sesto la riscossione, così da avere più entrate ordinarie”.
Avrete sessanta giorni per mettere a punto il nuovo bilancio, entro fine maggio, e il tema riscossione dei tributi evasi è centrale. La strategia si fonderà su nuove assunzioni?
“Necessariamente. Pensiamo di avviare concorsi per circa mille assunzioni, in tutti gli uffici: a tempo indeterminato. Noi abbiamo sofferenze dappertutto. Più vigili urbani, più impiegati e funzionari all’Anagrafe, e come dicevamo più assistenti sociali. Poi ci sono, invece, 100 assunzioni, solo alla voce Riscossione, a tempo determinato che contiamo di fare arrivare entro fine anno: abbiamo tanto da fare su questo fronte, confermo che siamo all’anno zero”.
Può spiegarlo?
“Ad oggi non sappiamo chi deve pagare, quanto deve pagare e dove risiede: questo è il primo passo. Quindi, due livelli. Primo: migliorare la riscossione primaria. Secondo: affidare a bando la riscossione coattiva, di cui finora si occupava Equitalia, ma non funziona, perché occorre una gestione ordinata e costante. Parliamo in generale di una montagna di piccole cartelle. Noi abbiamo un 75 per cento di evasione delle multe stradali e un 60 per cento di evasione della Tarsu”.
Nel Piano complessivo c’è poi il target sulla riorganizzazione delle partecipate. Su Asìa avete già messo mano, la prossima è Napoli Servizi? C’è chi teme tagli.
“Non tagli, ma più qualità. Su rifiuti, siamo intervenuti con l’assessore Mancuso. Dobbiamo aumentare la differenziata e la riduzione dei costi di smaltimento: che si ottiene avendo siti di compostaggio propri, di ultima generazione. Su quello di San Giovanni a Teduccio stiamo procedendo per la gara, per il secondo impianto ci orientiamo per zona San Pietro a Patierno e Poggioreale. Siti che producono biogas e ci aiuta dal punto di vista energetico”.
Serpeggia il timore della privatizzazione dell’acqua: lo ha denunciato padre Alex Zanotelli.
“Non abbiamo previsto nessuna privatizzazione di Abc. Altro è dire che Abc ha da gestire anche le fognature, la depurazione, servizi che vanno riorganizzati. Anzi: se fossimo andati in dissesto, il Comune avrebbe dovuto per forza privatizzare, era obbligatoria la dismissione delle partecipate. Col Patto, invece, lo abbiamo salvato”.
Valorizzazione del patrimonio: si comincia dalle caserme?
“Sarà il primo passo: conferiamo a un fondo, per ora, gli immobili che sono usate come caserme e le gestirà Invimit, società partecipata dal Mef al 100 per cento. Ci vuole acquisire, lo acquisice, gli altri pagheranno un fitto congruo”.
L’assessore Baretta guiderà una task force per quegli enti (Università, Questura) morosi nei riguardi del Comune?
“Parliamo semplicemente di contenziosi tra enti; talvolta di tasse che sono state chieste a un ente che aveva perso titolarità del bene. Ecco perché si procederà con un gruppo di lavoro a se stante”.
Sicurezza e criminalità giovanile: ne avete parlato con il vescovo Battaglia. Sindaco, ma perché il Patto educativo voluto dal ministro Bianchi non è più stato adottato a Napoli?
“È stato un po’ un mistero anche per me. Sono sicuro ci siano stati solo impedimenti tecnici. Aspettiamo a Napoli il ministro Bianchi, che aveva lavorato con grande impegno su questo punto. Per me è il nodo di tutto, una questione fondamentale che riguarda il futuro dei ragazzi più esposti e vulnerabili è il futuro. E dobbiamo fare in fretta”.
Il caso De Luca: l’appello degli intellettuali a Letta contro il modello di potere “autarchico” del governatore. Cosa ne pensa?
“È legittima qualunque critica e contestazione. Ma poi non mi piace personalizzare. Io parlo sempre dei fatti, delle cose che si devono fare, migliorare. E sono concentrato sugli obiettivi. Devo governare, non mi consento il lusso di entrare nelle polemiche interne: vale per il Pd, vale per i 5 Stelle”.
Sulla Cultura: ha tenuto la delega per sé, ma si attendono scelte precise e una progettualità lungo raggio. Non è pentito di aver parlato lei da solo, alla presentazione del Piano di indirizzo al Mercadante, due settimane fa?
“No, perché il mio era un impegno preso con la città in trasparenza e in pubblico: un impegno all’ascolto e ad un’elaborazione ampia e partecipata. Credo che tanti cittadini e operatori lo abbiano compreso. Difatti mi arrivano tantissimi progetti, alcuni anche molto completi e dettagliati. E sono così soddisfatto di questa risposta che abbiamo deciso di prorogare il termine oltre il 15 aprile. Avremo novità prima del Maggio. Altri importanti fronti si stanno completando: abbiamo atteso la nomina importante di Cafiero de Raho al Cda del Mercadante, che sta cambiando statuto, alcuni soci escono, quindi occorrerà avere una riorganizzazione giuridica”.
Intanto, sul Premio Napoli si scontano i ritardi, mentre la Fondazione aveva instaurato dialogo e scambi fitti anche con vari mondi: portando i libri in periferia, tra detenuti, associazioni.
“Non credo onestamente che siano state compromesse iniziative. Il vicepresidente sta operando con le deleghe del caso. Il Premio Napoli è un’istituzione che va preservata e non c’è alcuna intenzione di diminuirne il valore”.
Sul Pnrr : quali progressi?
“Già sono stati presentati progetti per 1 miliardo e 200 milioni: e su questi, 800 milioni sono già assegnati. Progetti importanti, oltre a Palazzo Fuga? Per me contano molto quelli sulla scuola: interverremo su 24 asili e 28 scuole tra elementari e medie”.
La prima visita napoletana di Draghi chiude tra le Catacombe di San Gaudioso e il Presepe Favoloso degli Scuotto. Ma il premier cosa conosceva del Rione Sanità?
“Devo dire che il presidente tiene molto anche a questa parte della visita. Io gliene avevo parlato, ma mi ha fatto piacere scoprire che già sapeva di questa storia, e del lavoro cominciato intorno alla Basilica. Quel Rione è un luogo dove si coniuga l’inclusione con una nuova dimensione di sviluppo e lavoro: è un processo che crea il più solido e duraturo recupero sociale”.