“Caro presidente Mattarella, purtroppo non la potremo vedere e salutare in questo 25 Aprile, proprio quando lei verrà nella mia città di Acerra. Io e mia moglie non ci saremo perché abbiamo da tempo una visita programmata al Bambin Gesù per il linfoma contro cui sta combattendo da due anni nostro figlio Giuseppe. Anche a lui avrebbe fatto piacere salutarla, lo sa? È un bimbo coraggioso, conosce già Bella ciao, e ha una piccola edizione per bambini della Costituzione Italiana”.

Comincia così la lettera che Giovanni De Laurentiis, 44enne insegnante precario, ha scritto via Facebook al Capo dello Stato. Un racconto doloroso, anche se in toni pacati. Giovanni viene dall’impegno civile e politico sul territorio. Si è battuto contro l’inquinamento, era tra quelli che si mobilitavano anche contro il termovalorizzatore, poi realizzato nel 2008. Suo figlio ora sta meglio. La sua città no. “Chissà quante cose belle diranno al nostro presidente. Nessuno gli dirà che è anche una terra maledetta”.
Giovanni, perché una lettera a Mattarella? Vi sentite ancora inascoltati?
“Perché nessuno vuole confrontarsi con questa enorme sofferenza che esiste sul territorio, dovuta all’insorgere e alla diffusione anomala di troppe forme tumorali. E nessuno, tra coloro che hanno responsabilità politiche, si assume l’onere di verificare, dare risposte e soprattutto bonificare il territorio”.
È anche il monito che arriva da monsignor Antonio Di Donna, il vescovo di Acerra:anche lui ha scritto al Capo dello Stato, parlando di “nuova Resistenza” alle morti da inquinamento.
“La Chiesa è vicina a noi, forse è rimasta come l’unico sostegno che abbiamo. Conosce le storie, i volti, le sofferenze. Ho trovato molto giusta l’esortazione del nostro vescovo”.

Partiamo dalla sua esperienza. Suo figlio ha quattro anni, ed è uscito da una fase critica.
“Sì, grazie a Dio il peggio sembra essere alle spalle. Ma lui ha quattro anni, abbiamo vissuto momenti drammatici e dal linfoma di Burkitt non è che si guarisca come fosse una bronchite: dovrà sempre essere controllato. Diciamo che nella tragedia noi siamo fortunati. Gli raccontiamo la storia del Gatto che perse la coda: e per ritrovarla dovette andare in capo al mondo.
Ma tanti bambini non ce l’hanno fatta. Quindi, avendo parlato con tantissimi medici e anche esperti in questi anni, ragiono, mi faccio domande, ma con un minimo di logica e responsabilità: perché nel nostro circondario, in ogni famiglia, c’è un caso di malattie tumorali, non solo grandi, ma tanti bambini? Perché?”.
Lei sa che non esiste una correlazione certa tra queste malattie e l’inquinamento.
“Ma non c’è nessuno che lo esclude. Io so soltanto che ad Acerra c’è un inceneritore che brucia oltre duemila tonnellate al giorno, so che ci sono siti produttivi non controllati e altre industrie che vogliono arrivare. E so che la diossina che respiriamo, anche con l’inceneritore, è letale”.
Ma il termovalorizzatore ha le emissioni sotto controllo, stando ai rilievi ufficiali. E impianti simili sono presenti in tutto il mondo…
“E difatti anche nel nord Italia esistono concentrazioni di diossina che preoccupano. Io, ripeto, non sono uno scienziato, non posso dimostrare le correlazioni, ma non racconto frottole. Ci sono numeri che impressionano, c’è un’incidenza fortissima di queste malattie e di casi tumorali, e nessuno ci dà risposte”.
Lei è stato assessore comunale, consigliere. La politica l’ha delusa?
“La politica resta una cosa nobile, se fatta bene. Mi ha fatto crescere, le ho dato tanto, mi ha dato tanto”.
Cosa chiede, in sintesi, al Presidente Mattarella?
“Presidente, noi vogliamo solo la verità. Capire, sapere: ci aiuti. Esiste il diritto alla salute, in Costituzione. Che è quella per cui hanno dato la vita i nostri padri. Usi la sua autorevolezza, il suo peso morale per chiedere risposte certe, approfondimenti rapidi. Noi abbiamo fiducia in lei”.