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Napoli, “associazioni e attivisti sono l’antidoto alle mafie”

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C’è una Napoli appassionata e generosa, fatta di associazioni, fondazioni e enti vari che creano lavoro e benefici ambientali e sociali, con esperienze di economia dal basso e di comunità. C’è una Napoli cooperativa e inclusiva che tenta di conciliare le tematiche ambientali e sociali e spesso si scontra con burocrazia e normative che rallentano i processi e rendono tortuosa la strada da percorrere. Una rete di presidi, di chi si sperimenta attivando, o tentando di farlo, filiere economiche grazie alla gestione di educative territoriali, beni pubblici e confiscati, la realizzazione di festival sostenibili, la creazione di percorsi di attivazione e riattivazione territoriale attraverso orti sociali, formazioni e sperimentazioni che mettono al centro la sostenibilità ambientale, umana, economica e sociale.

Queste realtà sono l’antidoto reale, presente, e mai discontinuo, alle camorre e alla corruzione.  È il quadro venuto fuori dalla due giorni organizzata da Legambiente e Libera Campania nelle giornate del 18-19-20 novembre 2021 per il Festival dell’Economia civile Civil hub. L’iniziativa ha visto la partecipazione di oltre duecento persone in rappresentanza di associazioni, cooperative, imprese, agenzie formative che hanno elaborato proposte progettuali e idee rispetto sui temi del welfare di comunità, dell’economia di comunità e della rigenerazione urbana. I workshop partecipativi hanno evidenziato che, a causa dell’economia incivile che depaupera i territori, emergono sempre di più bisogni sociali inespressi e,  al tempo stesso, la necessità di rispondere al degrado ambientale.

Esiste uno sconfinamento tra i temi proposti che può innescare tavoli di co-progettazione volti a uscire dalla logica dell’emergenze e dei progetti temporanei. Emerge una forte domanda di partecipazione e una grande volontà politica di creare connessioni e progetti comuni per disegnare nuovi ecosistemi sociali per disarmare la città da una violenza che si alimenta con le povertà e le diseguaglianze. Un fermento che oggi questa nuova amministrazione non può non tenere fortemente in considerazione. È necessario coinvolgere il corpo vivo di questa città per creare percorsi partecipativi sui grandi progetti che riguarderanno la vita dei cittadini nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

A partire dalle occasioni e dalle opportunità che verranno fuori da PNRR. Qui non si parte da zero, il fermento del terzo settore napoletano è un patrimonio fondamentale per invertire la rotta e seminare un cambiamento che parta dal basso e che abbia impatti sociali ed economici virtuosi. Ci sono i presupposti per ricominciare da quella delibera del 2019 che ratificava la nascita di un Distretto dell’economia civile a Napoli, partire da lì per dare gambe concrete a quell’atto di volontà posto poi nel cassetto. Aprire il cassetto e collegare la nostra città al lavoro che in giro per l’Italia, a partire da Campi Bisenzio, si sta facendo con la Rete nazionale dei Distretti dell’economia civile. Come associazioni nazionali radicate sul territorio siamo pronti a facilitare questo percorso, chiedendo con forza di immaginare un processo vero di partecipazione che non sia il solito finto tavolo di esercizio liturgico asfittico, ma una vera e propria attività di co-progettazione per intrecciare con forze le intelligenze pubbliche e del privato sociale. È l’ora del coraggio e della collettività, per grandi progetti, reti forti e innovative. Per la giustizia sociale e ambientale.

*Mariateresa Imparato è presidente Legambiente Campania

*Mariano Di Palma è referente Libera Campania

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2021/12/05/news/napoli_ambiente_libera-329073789/?rss

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