I dieci anni di Luigi de Magistris da sindaco rischiano di chiudersi senza l’approvazione del bilancio di previsione e del rendiconto: questo vuol dire che nelle prossime settimane scatterà il commissariamento. Il Comune di Napoli non ha avuto la proroga affinché l’incombenza fosse affidata alla prossima amministrazione e il prefetto ha diffidato il Comune ed entro 20 giorni dall’arrivo della notifica a tutti i consiglieri i documenti vanno approvati. E’ chiaro che in piena campagna elettorale questo è molto complicato, soprattutto, perché de Magistris da tempo non ha una maggioranza. L’esperienza di “Dema” quindi è destinata a chiudersi con l’arrivo di un commissario straordinario. La mancata approvazione di bilancio di previsione e rendiconto determina anche lo stop alle assunzioni programmate. Di più: il commissario passerà al setaccio la situazione contabile del Comune.

Solo un accordo con l’opposizione potrebbe scongiurare questo scenario. Trattative sono in corso. In teoria i margini sono strettissimi, ma chi è in competizione per subentrare a Palazzo San Giacomo potrebbe decidere che è comunque meglio partire da un bilancio approvato anziché dalle valutazioni di un commissario prefettizio.
In un lungo e polemico post de Magistris parla di discriminazione ai danni della città: “Ancora una volta Napoli per ragioni politiche viene discriminata e messa in pericolo. Provo a sintetizzare. Nella primavera provvedimenti normativi e soprattutto una sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato una legge del Parlamento, hanno rischiato di mandare in default centinaia di comuni, soprattutto del sud. Con una battaglia condotta fino all’ultimo minuto siamo riusciti ad ottenere il rinvio della data dell’approvazione dei bilanci sino al 31 luglio ed un impegno del Governo a trovare norme e risorse per ristorare ciò che ci era stato sottratto. Si arriva a luglio e non pochi degli impegni assunti, soprattutto nei confronti degli enti che non per loro colpa si trovano in deficit strutturale (pensiamo a Napoli con il debito storico che ha origine nel terremoto del 1980 e nell’emergenza rifiuti degli anni 2008/2010), non sono stati rispettati”.

Storia vecchia che però adesso si unisce all’imminente appuntamento elettorale: “La situazione è aggravata dal fatto che in alcuni comuni, come Napoli, si doveva votare a giugno e per ragioni pandemiche (ma penso anche politiche) si è deciso di votare in ottobre – aggiunge il sindaco – quindi si è dovuto redigere un bilancio in giunta in regime di proroga del mandato, ed abbiamo chiesto al governo di valutare l’estrema complessità di approvare un bilancio in consiglio comunale a settembre a pochi giorni dal voto, in piena campagna elettorale con un quadro politico ed istituzionale immaginabile. Si è colta la bontà delle argomentazioni al punto che era stato raggiunto un accordo tra Anci e Governo per un’ulteriore brevissima proroga tanto da consentire ai comuni in cui si vota, di far approvare i bilanci al nuovo consiglio comunale. Da precisare che a Napoli in giunta, nei tempi previsti, abbiamo comunque approvato un bilancio molto buono tenuto conto della situazione reale”.
Ma secondo la ricostruzione di de Magistris, Napoli è stata tagliata fuori dal rinvio: “In pieno agosto accade che la proroga viene concessa solo ai Comuni siciliani e non agli altri, dove la città più colpita che va anche al voto rimane Napoli. Quindi la proroga è per quasi tutti ma non per Napoli, dove si vota tra un mese e non si comprende in che condizioni si possa, a pochi giorni dalla cabina elettorale, convocare un consiglio comunale con un quadro istituzionale e, soprattutto, politico totalmente mutato. Il rischio è che l’approvazione del bilancio, sulla pelle dei napoletani, diventi terreno di scontro politico elettorale a pochissimi giorni dal voto”.
Quindi l’ex pm lancia un appello all’esecutivo di Mario Draghi: “Davvero mi auguro che il Governo ponga immediatamente rimedio a questa evidente discriminazione e non si lasci radicare il legittimo sospetto che si prendano decisioni a seconda del colore della città o di chi l’amministra.”