Nei corridoi vuoti risuona l’eco dei passi. Le aule deserte amplificano le voci dei pochi prof che sono già in servizio. Le scuole senza studenti sono spettrali, ma qui, al liceo Genovesi di piazza del Gesù, il preside e il suo staff lavorano al rientro in classe dei ragazzi. Ore 9.30 del 31 agosto. Vigilia del nuovo anno scolastico. Con regole diverse, con divieti e obblighi mai visti prima, nel mondo scuola.

Il Green Pass è, da oggi, l’indispensabile lasciapassare per entrare, se sei un lavoratore, insegnante, bidello o amministrativo che sia. Il dirigente Vittorio Delle Donne impartisce disposizioni che “dovranno garantire i diritti di tutti e la loro sicurezza”. Già, i diritti. “E allora non mi accoderò ai colleghi che hanno imposto anche ai neo immessi in ruolo o ai trasferiti e ai supplenti di entrare a scuola, da domani (oggi per chi legge, ndr), non senza aver prima esibito il Green Pass. Io il Green Pass lo chiedo, certo. Ma solo dopo la firma del contratto. Il lavoratore ha diritto a quel lavoro, poi, nel caso, se manca la certificazione verde, lo sospendo nei giorni seguenti.
Mica è un appestato che non può mettere piede in questi corridoi!”.
Tanto gli altri insegnanti saranno sí collegati, per il collegio dei docenti, ma da remoto. E nessuno rischia eventuali contagi. Il diritto al lavoro, costituzionalmente garantito, ha la precedenza su un obbligo imposto per decreto, “e comunque se il prof non firma il contratto come posso io poi considerarlo assente ingiustificato perché non ha il Green Pass?”. L’obbligo di certificazione anti Covid riguarda il personale, non gli studenti.
E “qui stimiamo che circa la metà dei ragazzi sia vaccinata: un gruppetto di studenti sta per partire in pullman per una iniziativa scolastica. Il 50 per cento di loro è vaccinato, gli altri faranno il tampone”. Il preside Delle Donne ha preferito non rivolgere ai suoi ragazzi un formale invito a vaccinarsi, nonostante ritenga opportuno farlo: “Ho solo dato un consiglio in tal senso, ma l’ho espresso con voce sommessa. Sulle scelte legate alla salute dei ragazzi è giusto essere discreti. Non mi permetto di invadere territori che sono di competenza delle famiglie”.
Di certo quegli studenti, di qui a pochi giorni, si ritroveranno nelle aule di sempre, “e mentre l’anno scorso il Comitato tecnico scientifico ci aveva indicato come colonna portante della prevenzione a scuola il criterio del distanziamento tra gli alunni, stavolta il distanziamento non riusciremo a garantirlo: il Cts, con un pronunciamento intimamente contraddittorio, ha detto che il distanziamento resta importante, ma se non c’è lo spazio pazienza”.
E qui al Genovesi lo spazio non c’è. “La Dad non possiamo farla se non in casi eccezionali, ad esempio per la quarantena di una classe o per gli studenti fragili ( ma siamo ancora in attesa della relativa ordinanza del ministero), e allora le classi entrano al completo, tutti in aula, e dove l’aula non è abbastanza grande il distanziamento salta”. ” Immagino – aggiunge il preside – che a breve ci saranno rimostranze dei genitori preoccupati”. Ma tant’è. Tra l’altro sono almeno 5 anni che il liceo di piazza del Gesù attende invano dalla Città metropolitana nuove aule. Si va avanti con rotazioni che costringono ragazzi e prof a orari lunghi e turni complicati. “E quest’anno hanno anche accorpato alcune classi intermedie, costringendoci a tenere insieme anche 30 alunni”, in barba alla promessa di cancellare le classi pollaio.