
Una grande bandiera gialla e blu tenuta da tante mani come un enorme lenzuolo per chiedere ancora alla Nato di liberare i cieli dei territori bombardati dai russi, la “No Fly Zone” che non viene accordata per timore di scatenare un terzo conflitto mondiale. Le notizie allarmanti dei crimini di guerra ieri mattina hanno spinto la comunità ucraina a scendere in piazza Dante per manifestare in corteo fino in piazza Plebiscito per invocare il cessate il fuoco immediato.
«Più di cento bambini morti non bastano?», hanno gridato anche con cartelli contro Putin e i soldati russi. Intanto hanno raggiunto Napoli in momenti diversi i rifugiati giunti con la missione “Safe passage in Ukraina” di Mediterranea Saving Humans. Sabato notte il secondo autobus è arrivato al Covid residence con 37 persone a bordo e alle 16 e 30 di ieri anche l’ultimo bus con altre 21 persone è rientrato, portando anche 5 studenti sudamericani (4 dall’Ecuador e uno dalla Colombia) dell’Università di Dnipro, che avevano trovato rifugio al centro profughi di Korcowa.
«Salviamo tutti senza distinzione di nazionalità – hanno spiegato da Mediterranea – e grazie alla preziosa collaborazione del gruppo di imprese sociali Gesco, si sta trovando una sistemazione a tutti i nuclei familiari con un incrocio tra le disponibilità fornite dai cittadini e le esigenze di chi sta arrivando in Italia».
La Cna, che ha affiancato Gesco, sta garantendo alle persone in arrivo il vestiario. «Dobbiamo tornare al confine – dice la capomissione di Mediterranea, Laura Marmorale – ed entrare in Ucraina per essere presenti nelle città, con Gesco e Cna abbiamo fatto tutto in autonomia e ne siamo orgogliosi». Ivo Poggiani, ex presidente della Terza Municipalità ha partecipato alla missione ed è rientrato ieri: «Per la prima volta tanta gente comune zaino in spalla dà una mano ed è uno spettacolo che allarga il cuore: c’è chi allestisce cucine all’aperto, ci sono i mediatori nei campi, chi fa la spola tra i paesi, e sono tanti gli spagnoli e i tedeschi. Siamo tornati con 100 persone, per un terzo bambini, uno di 8 mesi. Storie allucinanti. Una ragazza rimasta senza i denti inferiori, una ha un braccio rotto, un’altra giovane donna doveva essere operata qualche settimana fa per un tumore al seno e non ha potuto. I centri di accoglienza sono tutti sul confine tra Polonia e Ucraina, ne abbiamo visitati 5 nella zona di Leopoli, due più grandi erano ex centri commerciali. Per fortuna c’è una gioventù europea che sta rendendo dignità alla parola Europa, dimostrando che la base solidale è unica. Torniamo a Napoli con l’idea di risalire presto da quelle parti. I ponti di pace li stanno costruendo soprattutto i giovani europei a dispetto del non-lavoro politico e diplomatico. La cosa brutta è che i profughi non ucraini, provenienti da Siria o Africa, hanno difficoltà a uscire. La percezione del dramma è totale: i tanti bambini sono provati dai viaggi, li vedi piangere di stanchezza, sono disorientati. Sentire in tv tutto questo è una cosa, vederlo è tutt’altro, siamo molto provati anche noi».
Continua l’assistenza all’arrivo per i rifugiati ucraini e riguarda anche gli animali che hanno portato con loro. Alle 18 di ieri i veterinari della Asl Napoli 1 Centro, sotto la direzione di Marina Pompameo, hanno fatto visita a gatti e cani arrivati al seguito degli ospiti del Residence. «Nella sede di Strada comunale del Principe 13 a – dice Marina Pompameo – la Asl applica microchip, fa controlli sanitari gratuiti, fornisce immunizzanti».