Olena è scesa dal pullman con in mano una busta con poche cose, un sorriso grande e il giubbotto sbottonato. È al nono mese di gravidanza e la bimba che porta in grembo nascerà a Potenza. Olena e la sua piccola sono sopravvissute ai bombardamenti, ai giorni passati nei rifugi sotterranei e a un viaggio di settantadue ore senza sosta, da un paesino a 80 chilometri da Kiev fino alla Basilicata.
È qui che Olena ha trovato la salvezza, nella stessa famiglia che 20 anni fa, quando aveva appena 5 anni, l’ospitò dopo il disastro di Chernobyl. Olena oggi di anni ne ha 25 anni e in Ucraina ha dovuto lasciare il marito e la sua primogenita di 4 anni. Parla italiano e i rapporti con la sua famiglia lucana non sono mai cessati. Più volte è venuta a trovarli. E adesso che è scoppiata la guerra, sono stati loro a cercarla. La famiglia di Tito si è rivolta all’associazione che all’epoca si occupò dell’arrivo dei bambini da Chernobyl ed è riuscita a riportarla alla sua seconda casa.
Sull’autostrada, allo svincolo per Tito, ad attenderla c’è anche Antonella Tancredi, dell’associazione Avanti gli ultimi, che ha sede nel capoluogo. È lei che, contattata dalla famiglia che dovrà ospitarla, ha provveduto a organizzare la prima accoglienza. È bastato un post su Facebook per ricevere gratuitamente in poche ore tutine, omogeneizzati, abbigliamento premaman, intimo, carrozzino, culletta. Delle volontarie in questi giorni stanno ricamando il corredino con le iniziali del doppio nome della bambina: uno italiano, l’altro ucraino.
Quando si sono incontrate per la prima volta, Olena si è lasciata andare in un lungo abbraccio. Subito dopo è stata trasferita all’ospedale San Carlo per i controlli nel reparto di ostetricia e ginecologia, dove potrà partorire lontana dalle bombe. Olena e la sua bambina stanno bene. Bisognerà solo attendere il giorno in cui deciderà di venire alla luce, sperando sia un giorno di pace.
