
Stop a interventi programmati, niente prestazioni ambulatoriali, monitoraggi saltati. Sanità, si torna al punto zero di un anno fa. Ma è possibile, e a che prezzo?
“Qualcuno mi dovrebbe dire che fine farà un cardiopatico che si scompensa e dove andrà. Un blocco così concepito non sta in cielo né in terra. Di questo passo, si salveranno solo quelli che hanno i soldi per pagarsi l’assistenza”. Non fa sconti a nessuno Silvestro Scotti nel commentare l’ordinanza regionale che da stamattina azzera ricoveri e degenze nelle strutture pubbliche della Campania. Segretario nazionale della Fimmg, la Federazione che riunisce una consistente quota di medici di famiglia, Scotti è anche vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Napoli.
La situazione è seria e il provvedimento mira a fronteggiare l’ennesimo picco della pandemia, perché è tanto allarmato?
“Lo so, siamo in un momento delicato, lo vedo e lo constato ogni giorno, con interi nuclei familiari infettati, ma non è possibile svuotare gli ospedali per far spazio solo al Covid. L’attività ordinaria era ripresa da poco. E adesso rimpiombiamo nel buco nero di un’assistenza negata. La riconversione dei posti va realizzata in due momenti. Si parte da una ricognizione: prima bisogna dimettere i pazienti secondo i tempi che richiedono le loro patologie, poi si possono destinare quei letti liberati ai malati Covid. Dire dall’oggi al domani “abbiamo riconvertito” è fuori luogo: dei degenti non ci si può disfare”.
Ci vorrebbero strutture intermedie.
“Che qui mancano. Come si fa a non tenere presente patologie come quelle vascolari? Non è che con il Covid sono diminuite, possono aggravarsi e, anche, sfociare in una condizione irreversibile per il paziente. Poi, c’è il problema della specialistica ambulatoriale”.
Pure quest’ultima è al palo?
“Infatti. E tutto ciò si tradurrà in un ulteriore allungamento delle liste d’attesa. Per capirlo, basta mettere insieme la contrazione della prevenzione primaria, con anche gli screening annullati, e la secondaria delle patologie croniche, per esempio le cardiopatie per le quali c’è bisogno del setting ospedaliero: se i pazienti non potranno ricoverarsi, salta tutto. Così l’asse dell’assistenza si sposterà sul privato, che invece resta open”.
E lei ci vede una contraddizione?
“Certo, perché anche quella parte di privato-accreditato presto si saturerà. È la conseguenza della nuova normativa che, definendo i tetti di spesa per le singole strutture, su base mensile e non più trimestrale, di fatto crea il blocco assistenziale. In pratica, accadrà che i pazienti a cui è negata la possibilità di ricevere prestazioni negli ambulatori pubblici si rivolgeranno ai centri privati accreditati, ma la limitazione imposta dal budget determinerà un rapido raggiungimento della soglia massima. E a quel punto rimarranno solo due possibilità: o il paziente paga di tasca sua oppure, in alternativa, si rivolge ai servizi sanitari regionali di regioni contigue”.
Ma così si incentiva la migrazione sanitaria?
“Giocoforza. E con il danno di una mobilità extra territoriale, costretta alla compensazione economica da parte della nostra regione, che dovrà attingere al suo fondo sanitario. Insomma, un cane che si morte la coda. E sempre che, infine, anche le altre regioni non blocchino l’accesso alle loro strutture pubbliche ai cittadini provenienti da fuori. È la dimostrazione plastica di quanto, in questo modo, un regionalismo siffatto riduca il diritto costituzionale alla salute garantito dall’articolo 32 . Altro che sanità equa, solidale e universale”.
Solo un mese fa il presidente De Luca offrì ospitalità ai pazienti della Germania, adesso il nostro sistema rischia di collassare.
“Già adesso non regge. E se ancora ce la facciamo è perché al momento si stanno contagiando per lo più i giovani a bassa sintomatologia. Dobbiamo solo sperare che la dose booster riesca a fronteggiare le varianti e a mantenere un’immunità sostenibile anche nei picchi.
Altrimenti, anziani e pazienti con patologie croniche si infetteranno.
Qui c’è una densità abitativa molto elevata, dove pensare di isolare qualcuno è pura follia. Quando s’infetta un giovane il virus si trasmetterà all’intera famiglia. E se si contageranno anche gli anziani, aumenteranno i casi gravi”.