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Porta Capuana, la svolta promessa è una discarica: “Noi, prigionieri dei cantieri da quattro anni”

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“Guardi, signora, che non si può gettare l’immondizia qui, c’è il cassonetto a venti metri, vede?”. Ma la signora non capisce, o almeno finge di non farlo. Abbozza un frettoloso “scusate” e poggia ugualmente il suo sacchetto su un cumulo di rifiuti vecchi di settimane. Dove c’è di tutto: bottiglie, cartacce, stracci, avanzi di cibo. “È così sempre: sono anni che denunciamo, inutilmente, al Comune”. Si stringe nelle spalle Davide De Blasio, imprenditore e creatore di Made in Cloister, fondazione culturale che ha recuperato l’antico chiostro di Santa Caterina a Formiello, adattandolo a sede di mostre, concerti e, allo stesso tempo, a mensa per persone in difficoltà ogni lunedì.


Siamo a piazza Enrico De Nicola, alle spalle di Porta Capuana, in un quartiere carico d’arte e bellezza, la cui rinascita promessa dal Grande Progetto Unesco per il centro storico di Napoli arranca, tra degrado, povertà e inciviltà. Dopo la denuncia del maestro Muti a “Repubblica”, la conferma delle condizioni in cui versa il centro storico.

Paradossalmente sono proprio gli ormai interminabili cantieri di recupero a peggiorare la situazione: “Sono iniziati nel 2017 – sottolinea De Blasio – e dovevano durare un anno: sono ancora qui e di anni ne sono passati parecchi…”. I recinti metallici si trasformano in ricettacolo di sporcizia e abbandono. E di droga: nei tornanti di lamiere e impalcature, c’è chi si nasconde per iniettarsi una dose. Altri vi cercano riparo la notte, ammucchiandosi in poveri cenci e coperte. Eppure, non dimentichiamolo, siamo a Porta Capuana, la più imponente via d’ingesso in città, realizzata nel 1434 e dove passò trionfante Carlo di Borbone nel 1734, dopo essersi preso il regno.

Due anni fa il quartiere in festa celebrava la fine dei lavori Unesco al monumento, finalmente restituito alla città con nuovi basolati, lampioni e panchine. Ma solo da un lato, quello di piazza San Francesco. L’altro, su Enrico De Nicola, giace ancora nel più completo abbandono: Porta Capuana, da cerniera strategica tra stazione e centro antico è diventata come un muro divisorio.


“Tutta l’isola pedonale – riprende De Blasio – non è mai partita: è ancora recintata e utilizzata come sito di parcheggio dei mezzi di lavoro, stoccaggio del materiale di risulta e, da alcuni, come vera e propria discarica. Va avanti così da quattro anni: è inaccettabile”. Lungaggini burocratiche, problemi di gestione, ritardi fisiologici, lo sviluppo dell’area, una delle più multietniche della città, rallenta. O meglio, si arresta. “Mia figlia – dice un negoziante della zona – voleva sposarsi qui, nella chiesa di Santa Caterina, ma il degrado è così imbarazzante che è stato impossibile organizzare un matrimonio su quel sagrato: è circondato da mucchi di rifiuti”. Non solo: alle transenne Unesco si aggiungono quelle del santuario, per lavori avviati dal ministero delle Infrastrutture iniziati a ottobre 2020 per il rifacimento del tetto.

“Doveva durare quattro mesi ma pare ci vorrà ancora molto”. Intorno, scoraggiante inciviltà: è in questi spazi che si concentrano più mucchi di sporcizia di ogni tipo, anche siringhe e vestiti gettati via. Le volanti del commissariato Vicaria, praticamente di fronte, non sono un deterrente. Né si vedono camionette Asia per ripulire le strade. “Questa immondizia – riprende De Blasio è qui da settimane. Pochi giorni fa abbiamo inaugurato un’importante mostra fotografica su Pino Daniele a Made in Cloister. È venuto il ministro Franceschini a visitarla. Abbiamo chiesto per giorni al Comune di intervenire e pulire: non si è visto nessuno. Alla fine l’abbiamo fatto noi”. Il senso di abbandono si riflette nel marmo scuro della fontana di Castel Capuano, restaurata nel nome di Ilaria Iodice, indimenticata ragazza scomparsa nel 2014 a soli 27 anni. Le bocchette chiuse, l’acqua non sgorga più.

Su via Alessandro Poerio ci sono altre due macroaree di cantieri Unesco, complete ma ancora chiuse. “Sono le solite propaggini burocratiche – interviene Ulderico Carraturo, proprietario della storica pasticceria a via Casanova – cosi si blocca un’intera zona”. Carraturo, assieme a numerosi concittadini, tra imprenditori, associazioni e residenti, ha fondato il Coordinamento “I Love Porta Capuana”, che si batte proprio per il rilancio dell’area. “Siamo dimenticati – conclude – molti tratti di strada sono impercorribili, trasformati in una discarica a cielo aperto”. Vanno un po’ meglio le cose a via Carbonara, dove gran parte dei cantieri, inclusi quelli fuori dall’hotel Caracciolo sono finalmente terminati, dopo quasi due anni. “Le attività vanno troppo a rilento – conclude De Blasio – i turisti sono scarsi, impauriti. Come può ripartire questo pezzo di città se le istituzioni sono assenti?”. Una domanda da porre ai candidati a sindaco, ma “in questi mesi di campagna elettorale non ne abbiamo visto uno, anche solo passare di qua…”.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2021/09/27/news/porta_capuana_la_svolta_promessa_e_una_discarica_noi_prigionieri_dei_cantieri_da_quattro_anni_-319647941/?rss

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