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Potenza, l’appello del quartiere Bucaletto al governo Draghi: “Fate presto”

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“Ci rivolgiamo direttamente al presidente Draghi e ai parlamentari e ai senatori lucani affinché il governo centrale nomini un commissario ad acta per Bucaletto. Ci sono i fondi del Pnrr e Bucaletto non può perdere questo treno. Chiediamo un progetto complessivo di rigenerazione urbana e sociale per il quartiere post terremoto, che abbatta le leggi regionali e ci faccia vedere finalmente la luce. Non vogliamo più parole né carte. Vogliamo vedere gli escavatori: vogliamo una casa”. È l’appello che Michela Marino, presidente dell’associazione La Nuova Cittadella, lancia a nome delle 450 famiglie che abitano il quartiere alla periferia di Potenza sorto per rispondere all’emergenza abitativa all’indomani del sisma del 23 novembre del 1980.

Un centinaio sono ancora quei terremotati. Per la maggior parte anziani o figli di chi ha visto la propria casa spaccarsi in due. Come Tonia, 70 anni, che racconta: “Dalla mia abitazione in viale Marconi, dove c’era la culla di mio figlio, sopra si vedeva il cielo”. Poi il trasferimento in roulotte, in container e infine in uno dei prefabbricati di Bucaletto. “Moduli abitativi temporanei”, costruiti in legno, cemento e amianto, con agibilità di dieci anni. Invece di anni ne sono passati quaranta e quei prefabbricati sono ancora in piedi, o quasi. “Fino a quando crolleranno in testa a chi ci abita”, dice Michela, mostrando travi portanti sollevate dal terreno e tetti in parte divelti. Chi ha la possibilità economica ha effettuato lavori di manutenzione. Qualcuno ha persino installato la videosorveglianza. Ma poi ci sono le famiglie monoreddito, gli anziani, le mamme sole con figli, i migranti, gli anziani.

Angela ha 85 anni. Vive sola con una pensione di seimila euro l’anno, con la quale non riesce nemmeno a pagare il fitto di 70 euro al mese. Come lei un’altra ottantenne, malata di tumore, che ha solo un sogno: morire in una casa vera. Su Bucaletto, a quarant’anni anni dalla sua nascita, ci sono solo progetti rimasti in sospeso. Tra questi, il Piano Città (8 milioni per 53 alloggi di edilizia pubblica), il Piano Periferia (18 milioni per cento alloggi, oltre a una piscina olimpionica e a un campo sportivo), il bando Qualità dell’abitare (15 milioni per 50 alloggi).

Ogni amministrazione che si è susseguita negli ultimi quindici anni chi ha messo del suo. “Ma questi alloggi – dice ancora Michela – dove sono?”.  A quanto pare i primi due progetti, delle amministrazioni precedenti all’attuale, del sindaco Mario Guarente, rischiano di non essere attuati per mancanza delle risorse necessarie da parte del Comune per l’esecuzione dei lavori. È quanto riferito dall’ente all’associazione. Sparito anche il tavolo permanente istituito dall’ex sindaco Dario De Luca e che riuniva rappresentanti di cittadini, Comune, Regione e Ater (Azienda territoriale di edilizia residenziale) e sembra svanita la promessa del presidente della Regione, Vito Bardi, di un “piano Bucaletto” sulla falsa riga del “miracolo” Matera, da “vergogna d’Italia” a Capitale europea della cultura 2019.

Irrisolta la questione del bonus fitti assegnati nel 2018, grazie a un accordo tra Regione, Comune e Ater. La Regione ha stanziato 3 milioni di euro per permettere alle famiglie di Bucaletto con i requisiti necessari di percepire delle somme da impiegare nel fitto di un appartamento in città o anche in altro comune o regione. “Chi è rientrato subito nella graduatoria – spiega Michela – già da cinque mesi non percepisce il contributo per il fitto, perché ha la validità di tre anni. A breve toccherà anche alle altre famiglie, una novantina in tutto. Il 7 ottobre la giunta comunale ha deciso la proroga, ma è necessario che anche la Regione rinnovi gli impegni assunti riassegnando nella legge di Bilancio due dei tre milioni destinati a tale funzione”.

Per Michela “non c’è più tempo. Non possiamo più aspettare. Bucaletto è invivibile”, dice. Ai prefabbricati messi a nuovo si alternano baracche abbandonate, murate, con il tetto sfondato o usate come discariche. Il Comune le ha rese inagibili per impedirne l’occupazione abusiva, piaga che per anni ha caratterizzato il quartiere. “Da qui – racconta Michela – escono topi, vipere, scarafaggi, oltre ad essere pericolose e maleodoranti. Alcune hanno ancora la caldaia o i contatori in vista, con i fili attaccati. Eppure dovevano essere ripulite e sgomberate di persone e cose appena liberate. Il Comune ci ha detto che impiegherà 380mila euro di un bando regionale per la bonifica, ma non saranno sufficienti per tutti i 60 alloggi ancora da abbattere”. Il giorno dopo il terremoto del 23 novembre 1980 i giornali titolavano: fate presto. Bucaletto, a distanza di 40 anni, continua ad urlare quelle stesse parole. 

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2021/11/23/news/potenza_l_appello_del_quartiere_bucaletto_al_governo_draghi_fate_presto_-327540335/?rss

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