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Procura antimafia, Cafiero lascia: Melillo in pole per succedergli

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Dopo 45 anni in magistratura, lascia la toga e va in pensione il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho. Il saluto con i colleghi di via Giulia a Roma è in programma giovedì, alla vigilia del suo settantesimo compleanno e dopo aver trascorso quasi un lustro al vertice dell’ufficio nato su impulso di Giovanni Falcone.

In attesa che il Csm scelga il successore in una rosa di sette candidati, la reggenza sarà affidata al vicario Giovanni Russo, già pm a Napoli proprio come Cafiero de Raho e l’altro numero due della Dna, la procuratrice aggiunta Maria Vittoria De Simone.

La prima commissione di Palazzo dei Marescialli, presieduta dal “togato” Antonio D’Amato, non ha ancora iniziato a discutere la pratica che si colloca al centro del delicato risiko delle Procure italiane e potrebbe avere effetti anche su quella napoletana. Uno degli aspiranti in pole position, per curriculum ed esperienza, è infatti il capo dei pm del Centro direzionale Giovanni Melillo. Uscito di scena l’ex procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, nel frattempo nominato procuratore di Roma, in corsa ci sono anche il procuratore di Reggio Calabria, Franco Gratteri, il pg di Firenze, Marcello Viola, i procuratori di Catania, Carmelo Zuccaro, di Messina, Maurizio De Lucia, e di Lecce, Leonardo Leone De Castris, e il vicario Giovanni Russo.

Cafiero de Raho è stato designato al vertice della Dna a novembre 2017, al posto di Franco Roberti, oggi europarlamentare. In via Giulia, il magistrato arrivava dopo quattro anni come procuratore di Reggio Calabria, uno degli uffici inquirenti più esposti del Paese dove era stato nominato al culmine di una lunga carriera come pm a Napoli, sempre in prima linea soprattutto nelle indagini contro la criminalità organizzata.

A Castel Capuano, dove la Procura occupava un’ala al secondo piano del vecchio maniero, la sua stanza costituiva uno degli snodi nevralgici dell’attività dell’ufficio. Il 28 settembre del 1989, davanti a quel sostituto non ancora quarantenne, era stato ascoltato come testimone addirittura il “Dio del Pallone”, Diego Armando Maradona, chiamato a spiegare la storia delle foto in compagnia dei boss Giuliano di Forcella. Prima dell’esplosione di Tangentopoli, toccò a lui istruire con i colleghi Rosario Cantelmo e Nicola Quatrano il processo sul crac della Flotta Lauro.

Nella intensa stagione investigativa sorta sulle ceneri delle stragi di mafia del 1992, fu Cafiero de Raho, insieme a Lucio Di Pietro, ad aprire con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone il capitolo delle grandi inchieste sul clan camorristico dei Casalesi. Un romanzo criminale che si sarebbe idealmente chiuso esattamente vent’anni più tardi, il 7 dicembre 2012, quando Cafiero de Raho, aveva già assunto la carica di coordinatore del pool in qualità di procuratore aggiunto, con l’arresto a Casapesenna del superlatitante Michele Zagaria.

Tre mesi dopo, la nuova sfida, con la scelta di andare a Reggio Calabria. Poi, la Dna. In questi due anni segnati dalla pandemia, Cafiero de Raho ha più volte messo in guardia sul rischio di infiltrazioni dei clan nel tessuto economico messo a dura prova dalla crisi e sulla necessità di utilizzare al meglio le risorse del Recovery plan. Come due settimane fa quando, a Repubblica, ha detto: ” Il Pnrr rappresenta una straordinaria opportunità per tutto il Paese, ma può essere anche l’ultima spiaggia per risollevare l’economia dell’area metropolitana di Napoli e inaridire così il terreno dove la camorra, storicamente, affonda le sue radici”.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/02/15/news/procura_antimafia_cafiero_lascia_melillo_in_pole_per_succedergli-337872840/?rss

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