«Scampia come Berlino Est. Il quartiere è culturalmente vivo. Dopo dieci anni non è più quello raccontato da Gomorra». Ne è convinto Rosario Esposito La Rossa. L’editore e scrittore, 33 anni, che ha appena ristampato Moby Dick in edizione limitata con la traduzione di Cesare Pavese, vede nel cambiamento del suo quartiere la voglia di riscatto, che animò la zona orientale della capitale tedesca dopo il crollo del Muro. La Rossa ha esposto sulle Vele, simbolo del degrado, uno striscione sul primato della cultura per rinascere dalle macerie lasciate dalla camorra: “Song’e libbri ca fanno l’ommo onesto”.
Esposito La Rossa, come mai?
“Lo abbiamo messo davanti al liceo Elsa Morante per dire ai ragazzi che bisogna compiere un parricidio, ovvero uccidere la nostra mentalità nefasta legata alla criminalità. Scampia non è più quella raccontata da Gomorra, e non è una polemica contro la serie. Abbiamo approfittato della messa in onda della nuova stagione per dire ai giovani che non bisogna arricchirsi con facili scorciatoie e con i soldi della camorra, ma impegnarsi e studiare. Scampia non è più quella di una volta. Noi abbiamo aperto la casa editrice Marotta&Cafiero, presto ci sarà una università. Certo, non sono stati risolti tutti i problemi, ce ne sono tanti anche legati alla criminalità organizzata, ma Scampia ha cambiato volto. Molte realtà insieme alla nostra, ogni giorno, costruiscono percorsi culturali: Chikù, il Mammut e il Centro Hurtado, tante altre”.
Qual è il vero segnale di cambiamento di Scampia?
“Oggi è un quartiere che accoglie. Prima, per fare delle attività, i ragazzi dovevano andare fuori. Oggi da noi vengono alla Scugnizzeria 80 ragazzi per corsi di cinema, recitazione e editoria. Stiamo aprendo un museo del libro. Ci aspettiamo di diventare un pezzo di città, di entrare in Europa. Abbiamo l’opportunità di diventare come Berlino est: partire da qualcosa di negativo e diventare qualcosa di positivo. In questo senso l’università servirà a ricreare l’immagine del quartiere. A Scampia si verrà a studiare, ci crediamo tantissimo”.
Nessun merito a Gomorra?
“Aver aperto un importante filone cinematografico. Credo in una frase di uno scrittore brasiliano Joao Guimaraes Rosa ‘Narrare è resistere’, il racconto è sempre positivo, crea opinione. La serie Gomorra però certifica una cosa: che siamo diventati bravi a raccontare il male. Dobbiamo avere invece la capacità di raccontare la foresta che cresce, la comunità. Non il supereroe che salva il mondo, non il Masaniello di turno. Quando saremo in grado di affascinare i ragazzi sul bene, forse allora cambierà la narrazione intorno a Scampia”.

Cosa è servito a cambiare passo?
“Nel 2004 c’erano strade in cui non si poteva andare, palazzi in cui non si poteva entrare. C’erano 21 piazze di spaccio, facevano un milione di euro al giorno con la droga, oggi non c’è più la militarizzazione del territorio, sono venuti in gita a Scampia 5mila ragazzi da tutta l’Italia, nel 2004 sarebbe stato impossibile. Il merito è stato delle forze dell’ordine. Noi come associazioni abbiamo riempito i vuoti lasciati dalla criminalità organizzata ma, senza commissari come Spina e Tatarelli, che hanno smantellato le piazze di spaccio, non sarebbe successo nulla”.
Cosa si aspetta dal nuovo sindaco Manfredi?
“Che faccia quello che de Magistris ha fatto in centro, ma in periferia. Il futuro parte da Scampia, siamo il quartiere più giovane della città”.
Il presidente della municipalità Nicola Nardella viene dai movimenti…
“Credo molto in lui, è un eco-presidente, vuole recuperare il verde qui, viene dai movimenti ma è anche un avvocato. Gli auguro di sviluppare il suo progetto di “ecomunicipio””.
Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2021/11/20/news/esposito_la_rossa-327125971/?rss