Il pavimento in marmo e la grata di uno degli edifici storici simbolo di Napoli, completamente distrutti. Sotto gli occhi di tutti, in pieno giorno, un camion pieno di detriti entra nella Galleria Principe di Napoli e con il suo peso sfonda la griglia che si trova all’ingresso di uno dei locali storici, dove un tempo sorgeva l’ex Tesoreria del Banco di Napoli. Danneggiando il pavimento della Galleria commerciale in stile liberty, costruita nel 1800. La ruota del camion resta incastrata e gli operai, come se non bastasse, cercano di tirarlo fuori facendo entrare anche un’automobile per trainarlo con una fune.
Alcuni sono anche a torso nudo come se fossero al mare e non in un edificio storico. Incredulità e rabbia tra i cittadini e i turisti seduti ai tavolini, ma anche tra i gestori degli altri locali della Galleria che assistono alla scena. E che ad alcuni riporta alla memoria il camion nel salone dell’ingresso di Palazzo Reale, nel 2019. Ma com’è possibile che un camion circoli in Galleria, un bene storico e culturale? E come è possibile che acceda senza predisporre né passerelle, né protezioni? A dare la risposta è la documentazione affissa alla parete del gabbiotto dei custodi in Galleria. Si tratta di due lettere scritte e firmate dal responsabile Uoc Custodia della partecipata comunale Napoli Servizi. Inviate a distanza di una settimana l’una dall’altra.

Nella prima del 24 giugno, a seguito di alcune segnalazioni dei cittadini, si ribadisce che “è vietato entrare con qualsiasi tipo di veicolo e motoveicolo nella Galleria Principe”. E viene precisato che “trattandosi di un bene sottoposto a tutela ed a vincoli del patrimonio artistico della città di Napoli qualsiasi iniziativa non autorizzata dall’amministrazione va segnalata alle forze dell’ordine”. Nella seconda del 30 giugno si chiarisce che “nulla osta all’accesso di veicoli e motoveicoli per il carico e scarico delle merci”. Raccomandandosi soltanto “di far rispettare una bassa velocità per l’incolumità di passanti e visitatori”.

Così si colleziona l’ennesimo sfregio alla Galleria Principe di Napoli, a due passi dal Museo archeologico nazionale, già devastata dai condizionatori sulle facciate, dalla spazzatura abbandonata finanche nelle nicchie monumentali e avvolta in una rete di nylon dopo i crolli. «Non abbiamo potuto fare nulla – sospirano i custodi della Galleria – per impedire l’ingresso del camion se non avvisare il Comune del danno».

In particolare il responsabile dello staff dell’assessorato Giovani e al Patrimonio, Alberto Corona e che fino a martedì- quando si è dimessa – faceva capo ad Alessandra Clemente. Il camion stava eseguendo i lavori nei locali assegnati dal Comune ad una cordata di tre soci capitanata da Luca Iannuzzi, patron del Beach Club Nabilah, a Monte di Procida e dell’Archivio storico, al Vomero. Uno spazio di 700 metri quadri aggiudicato con il bando dell’amministrazione “Common Gallery” per fare della Galleria Principe di Napoli “un luogo d’eccellenza per le arti, la cultura e la creatività giovanile”. Il progetto di Iannuzzi? Lì a giugno aprirà il suo locale con libri, cocktail bar e cucina di alto livello.