La trasposizione a fumetti dei romanzi del ciclo de “Il Commissario Ricciardi” rappresenta uno dei successi più eclatanti e soddisfacenti del corso contemporaneo della Sergio Bonelli Editore, storica publishing house che sta plasmando una propria identità multimediale: non più soltanto narrativa disegnata, ma anche cinema, serie TV, romanzi, giochi, saggistica. Il tutto passando non di rado anche attraverso personaggi – ed è proprio il caso dell’ufficiale della Regia Questura di Napoli ideato dallo scrittore Maurizio de Giovanni – non ideati all’interno della redazione milanese, ma acquisiti attraverso accordi esterni e rilanciati in forma di fumetto, catturandone qualità e aspetti inediti.
Ad aprile, giunge quindi negli store librari il volume “Il Commissario Ricciardi a Fumetti: Il Viaggio di una Rosa e Altre Storie” (176 pagine in bianco e nero, cartonato, 21 euro), una nuova antologia di racconti, la terza, ambientati nella Napoli oscura degli anni Trenta, piagata dal fascismo, dalla povertà e dai suoi mali atavici. A realizzarlo il team di autori tutto campano – facente capo alla partenopea Scuola Italiana di Comix di Mario Punzo e coordinato da Luca Crovi – che sta portando avanti l’operazione con l’avallo di de Giovanni e della Bonelli: gli sceneggiatori Sergio Brancato, Claudio Falco e Paolo Terracciano e i disegnatori Daniele Bigliardo, Luigi Siniscalchi, Alessandro Nespolino. Unica, momentanea assente, l’illustratrice salernitana Lucilla Stellato, che continua comunque a far parte del gruppo.

“Il Viaggio di una Rosa e Altre Storie” adatta in forma autonoma diverse vicende mutuate in vari modi dai romanzi originali. La prima, realizzata da Falco e Bigliardo e intitolata “Lo Spirito Giusto”, vede Rosa, la tata di Ricciardi morta nel romanzo “In Fondo al Tuo Cuore”, vegliare, in alto tra le nuvole, sui destini del ragazzo che ha visto crescere – e al quale il potere di percepire le anime delle persone la cui vita è andata incontro a una fine violenta non concede pace – e di sua nipote Nelide, che adesso sovrintende la casa del commissario.
Con la seconda – estrapolata dal romanzo “Il Purgatorio dell’Angelo” – Falco e Siniscalchi, seguendo il percorso di un fiore che passa attraverso diverse mani, compongono una tragica, nera “murder ballad” alla quale fa paradossalmente da contrappunto il Sole di Napoli.
Ne “Il Vento Cambia”, poi, Terracciano e Nespolino traggono ispirazione da alcune pagine del romanzo “Il Pianto dell’Alba”, epilogo della serie, associando al Libeccio, al Vento di Ponente e al Maestrale tre tragici fatti di sangue maturati tra le angosce e le debolezze del mondo popolare e piccolo borghese della città. Protagonista e testimone, il giovane figlio del brigadiere Maione, Luca, qui seguito all’inizio di una carriera destinata però a essere stroncata dalla morte iniqua e prematura di cui i lettori sono stati testimoni ne “Il Senso del Dolore”.

“Il Vento Cambia” fa parte di una tendenza specifica della serie a fumetti dedicata a Il Commissario Ricciardi che vede gli sceneggiatori costruire prequel e ideare risvolti inediti collocabili tra le pieghe dei romanzi di de Giovanni, ma mai raccontati finora in maniera esplicita. Terracciano, in particolare, ha reso già altre volte Luca Maione interprete di storie che hanno indagato sulla sua personalità sensibile, altruista e su come questa sua umanità continui a motivare i suoi genitori costretti a soffrire la sua perdita. Ed è stato sempre Terracciano, assieme a Nespolino, a indagare, per esempio, sul buio passato di Falco, agente dell’Ovra chiamato a sorvegliare la cantante lirica Livia Lucani e il cui ingresso nella polizia segreta fascista passa attraverso uno squallore morale ed etico e una spettrale violenza che paiono estratti dal film “Il Conformista” di Bertolucci, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia.
Del tutto agli antipodi, invece, la formazione del dottor Modo, anatomopatologo amico di Ricciardi, un fervente antifascista di cui, a conclusione del volume “Il Viaggio di una Rosa e Altre Storie”, Brancato e Siniscalchi raccontano le sue indelebili, laceranti esperienze di guerra.
Ed è Brancato stesso a spiegare questa peculiarità che contraddistingue diverse storie a fumetti del Commissario Ricciardi: “I primi racconti brevi che abbiamo trasposto nelle antologie a fumetti pubblicate in precedenza dalla Bonelli erano quelli originali scritti da de Giovanni. Quando sono terminati, abbiamo adottato due soluzioni: estrapolare singole linee narrative dai romanzi, oppure azzardare la creazione di storie inedite, mai narrate prima, sempre con l’avallo di Maurizio, che è un caro amico e ha fiducia nel nostro lavoro. Una sera, per esempio, ci siamo ritrovati a cena da amici comuni e io gli ho proposto un racconto che narrasse la giovinezza del dottor Modo e la sua partecipazione alla Grande Guerra. Nei romanzi letterari c’era qualche riferimento, ma mai approfondito. Ci siamo appassionati molto a immaginare cosa gli fosse successo al fronte. Io ho illustrato un canovaccio che lui ha accettato, suggerendomi di inserire una storia d’amore. Così ho sviluppato il tutto, inserendo la relazione sentimentale, ma anche approfondendo l’amicizia tra commilitoni, la stupidità della guerra e dei suoi generali, nonché inserendo un cameo-omaggio a Giuseppe Ungaretti. A Maurizio il risultato è piaciuto, così come credo ai lettori, perché anche se non scritta direttamente da lui quella storia era tutta “dentro” il suo formidabile immaginario. Diciamo che io sono stato, incidentalmente, solo quello che s’è ritrovato a scriverla.”