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Tony Tammaro: “Canto da 30 anni perché siamo tutti un po’ tamarri…”

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Tamarri, sostiene Tony Tammaro, lo siamo un po’ tutti: abiti vistosi, linguaggio disinibito, comportamenti troppo disinvolti. Chi di noi non si è lasciato andare almeno una volta? Così alle 21 di questa sera, al Palapartenope, l’artista invita tutti alla “notte dei tamarri”, per celebrare trent’anni di musica.
Il pubblico sarà diviso in quattro settori: CT (chiattilli), TA (tamarri arricchiti), CF (cafoni) e MEF (muort ‘e famme), con il prezzo dei biglietti che varia dai 23 ai 34,50 euro.

Lei è figlio d’arte: suo padre era il cantante Egisto Sarnelli, la musica l’ha respirata fin da bambino.
“La mia ispirazione è stata precoce. A dodici anni facevo il fonico per mio padre, che aveva in repertorio storiche macchiette come “E allora” e “I due gemelli”. Solo che erano brani di cinquant’anni prima e ogni volta lui, prima di cantare, doveva spiegare: era cambiato tutto, i modi di dire, i luoghi, gli usi e costumi, la lira. E ogni volta doveva fare un’introduzione di mezz’ora, percanzoni che duravano tre minuti”.

Fu allora che le venne l’ispirazione?
“Sì, pensai: ma è possibile che da decenni non si scrivano più canzoni umoristiche? Certo, negli anni ’50 c’era Carosone, ma era un caso a sé.
Così a sedici anni scrissi il mio primo brano”.

Dunque sono ben più di trent’anni d’attività…
“Ma canto da professionista dal 1990 e i due anni della pandemia non li voglio contare”.

Cominciò ad avere successo in un periodo piuttosto problematico per la nostra città…
“C’erano le guerre di camorra, i cutoliani contro la Nuova Famiglia.
Si sparava quasi tutti i giorni: perfino i vigili urbani, poveretti, venivano gambizzati. Eramo anni davvero bui: un po’ di buonumore era necessario, la gente doveva distrarsi un po’”.

Non dica che fu quello il motivo del suo successo…
“Forse anche quello. Mi piace pensare che i membri di entrambi le fazioni in lotta ascoltassero i miei pezzi: almeno questo li univa. Un noto boss della camorra dichiarò pubblicamente, dalla sua cella di Poggioreale, che l’unica cosa che lo faceva veramente ridere erano le mie canzoni”.

Ma il suo pubblico è più ampio.
“Certo, anche perché in trent’anni non mi sono mai fermato. Mai conosciuto crisi di creatività. Mi tengo sempre aggiornato su quello che, in maniera un po’ generica, possiamo definire il “mondo tamarro”. Leggo costantemente i giornali ma soprattutto quelli di gossip: so tutto, per esempio, sul divorzio di Totti. Essere immerso in quel mondo è una fonte di ispirazione inesauribile. E poi osservo la gente, il modo in cui parla, come si veste”.

E scrive, vero Tammaro?
“Continuamente. Da trent’anni. Nel preparare la scaletta di questo show al Palapartenope mi sono accorto che ho almeno una quarantina di canzoni che non posso fare a meno di cantare, perché tutti i miei fan le conoscono.
Non so come farò, magari risolvo con qualche medley. Ma è meglio così, non voglio fare la fine di quei colleghi che hanno all’attivo due-tre successi e per tutta la vita cantano quelli”.

Dopo il Palapartenope che farà?
“Canterò a Roma e a Milano e poi Londra, Barcellona, Parigi. Tutte città in cui sono presenti folte comunità di napoletani”.

È in arrivo anche un nuovo disco?
“Ne ho preparato uno durante il lockdown ma non sono molto soddisfatto; non sempre fa ridere, qua e là affiora una certa malinconia. Devo rivedere un po’ i testi e scrivere qualcosa di nuovo”.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/12/27/news/tony_tammaro_canto_da_30_anni_perche_siamo_tutti_un_po_tamarri-380867808/?rss

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