
“In questo momento la priorità è che mio figlio sia in salvo. Al resto ci penseremo con calma”. Mauro è un papà quasi disperato che dalla sua casa di Ischia attende con trepidazione notizie dall’Ucraina dove la sua ex compagna e suo figlio, appena due anni e mezzo, sono in fuga in direzione Polonia. Il piccolo sarebbe dovuto rientrare in Italia giovedì scorso, secondo l’esecuzione del rimpatrio stabilita dal Tribunale ucraino al quale Mauro si era rivolto, per tramite dell’avvocato napoletano Roberta Foglia Manzillo, quando la moglie – rientrata nel settembre 2020 nel suo paese d’origine per un viaggio concordato – non aveva più fatto ritorno in Italia, sottraendo di fatto il minore al suo papà.
Ma proprio giovedì, insieme all’invasione russa in Ucraina, era arrivata la sospensione dell’ordine di esecuzione del provvedimento. Ed è allora che per il papà – quarantottenne, persona molto stimolata sull’isola – è iniziato un vero e proprio incubo. “I contatti con mia moglie sono complicati, riusciamo a comunicare con brevi messaggi audio su Whatsapp di tanto in tanto. – racconta – Le ho detto che ci sarà tempo per capire come gestire la situazione di nostro figlio e che ora l’importante è che riescano a uscire dal paese, e magari venire in Italia”.
In cammino in auto da due giorni dalla città di Ochtyrka, che dista poco più di 50 km dal confine con la Russia e che è stata bersaglio di operazioni militari russe, mamma, figlio e nonna si sarebbero riparati in queste ore in una località montuosa vicino Leopoli, raggiunta evitando le strade principali e percorrendo vie alternative. “Ma non sono sicuro abbiano provviste alimentari sufficienti”, lamenta Mauro, che si augura che una volta raggiunta la Polonia moglie e figlio possano rientrare in Italia, anche con l’ausilio della segreteria generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, investita del caso in queste ore direttamente dal legale del papà, Roberta Foglia Manzillo, che nei giorni scorsi aveva lanciato alcuni appelli anche sui social network.
E insomma la drammatica storia di un bimbo “conteso” tra mamma e papà si è tutto a un tratto ulteriormente complicata per via della guerra in Ucraina, circostanza che oggi spinge il genitore “tradito” ad appellarsi, prima ancora che al buon senso della mamma, “alla sua forza di volontà, che è quella di tutti gli ucraini, popolo coraggioso e patriottico”. Riabbracciare il piccolo bimbo è, oggi, un sogno in cui credere, che sembrava vicino a realizzarsi quando il Tribunale della città di Sumy, capoluogo dell’omonima regione dell’Ucraina della quale è originaria la donna, aveva dato ragione a Mauro disponendone il rimpatrio, confermato dalla Corte d’Appello di Sumskyi, che lo aveva fissato allo scorso 24 febbraio. Proprio nel giorno in cui sono iniziate le operazioni militari e in cui è arrivata la sospensione dell’ordine di esecuzione, comunicata al legale del papà dal Ministero della Giustizia dell’Ucraina. “Non capiamo cosa sia successo, l’istanza della madre era stata rigettata – spiega l’avvocato – ed è tutto particolarmente surreale”. Anche per questo Mauro oggi attende il lieto fine, che sembra ancora così lontano.