
Forse sbaglio anche solo a scriverne, forse, continuando a parlarne, sto contribuendo anch’io a questa macchina del fango. Ma quando vedo degli sconosciuti sbattuti sui social, sbranati dai media, esposti come animali da circo per venti secondi di video rubato a un concerto dei Coldplay, mi viene da vomitare. Questa non è informazione, è sadismo di massa, pornografia del giudizio.
Due persone qualsiasi, forse genitori, forse fragili, forse colpevoli (e chissenefrega), ma sicuramente umane. Bastano pochi frame, un commento acido, e diventano oggetti, merce per click. Nessun media si è tirato indietro. Nessun rispetto. Solo fango, fame di scandalo e facce da impallinare. Quel che mi fa orrore non è tanto la notizia, ma l’accanimento. L’ipocrisia di una società che da un lato si dice inclusiva, rispettosa, in un politically correct al limite della censura, e dall’altro si diverte a rovinare vite a colpi di meme.
Nessuno si ferma a pensare che dietro a quei volti ci sono figli, bambini, famiglie che crollano. Mi fanno paura quelli che ridono, che sentenziano, perché chi gode nel distruggere gli altri, lo fa per non guardare sé stesso. Giudicare è facile, molto più che vivere, ma chi giudica, spesso, è solo un vigliacco col vestito stirato.
Io mi ribello a questa finzione collettiva in cui bisogna pesare ogni parola per non offendere la sensibilità di una cimice rara del Borneo, e poi si possono massacrare due esseri umani qualunque senza che nessuno batta ciglio. Mi ribello a una società che ci ha convinti che la forma sia più importante della sostanza, che basta non dire una parola sbagliata per essere persone giuste, anche se poi si distruggono vite a colpi di click. E sono annichilito dalla scomparsa totale della privacy. Un tempo scherzavo sulle informative che firmiamo ovunque: consenso, trattamento dei dati, finalità. Ma oggi la privacy non esiste più , siamo diventati soggetti pubblici senza volerlo, senza sceglierlo. E intanto abbiamo figli da proteggere, storie da preservare. Ma in questo mondo è ancora possibile proteggere sé stessi e i propri cari? Questo mondo che vuole tutto subito – colpevoli, condanne e sangue – ha scambiato la gogna per intrattenimento, e il dolore per spettacolo.
No, non sto sbagliando a scriverne. Sbaglio se taccio.