
Fine vita, la 44enne campana affetta da Sla potrà ripresentare la domanda per il suicidio assistito. Stamani (giovedì 14 agosto) si è tenuta l’udienza per la trattazione del ricorso d’urgenza proposto da Coletta (nome di fantasia), difesa tra gli altri, dall’avvocata Filomena Gallo (segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni) che aveva sollevato il caso nei confronti dell’Asl Napoli 3 Sud assistita dal legale Vincenzo Pansini. La paziente aveva chiesto l’accesso alla procedura di suicidio medicalmente assistito, negato dalla commissione tecnica multidisciplinare permanente istituita dall’ente e dal comitato etico territoriale competente, per carenza dei presupposti previsti dalle sentenze 242/2019 e 135/2024 della Corte costituzionale.
L’Asl Napoli 3 Sud fa sapere che il Tribunale di Napoli, all’esito di una lunga discussione, ha dato atto dell’accordo giudiziale raggiunto tra le partiche prevede la possibilità per lla 44enne di ripresentare la domanda, in cui dovrà ribadire la propria autonoma, libera e consapevole volontà di avvalersi della procedura di s.M.A., corredata dalla documentazione medica aggiornata e attestante l’eventuale aggravarsi delle sue condizioni psicofisiche, oltre alla configurabilità di tutti gli imprescindibili presupposti previsti dalle suddette decisioni del giudice delle leggi.
L’azienda sanitaria locale “si è impegnata a istruire rapidamente la pratica, riconvocando la commissione tecnica multidisciplinare permanente istituita dall’azienda – è scritto in una nota dell’Asl Napoli 3 Sud – per effettuare la visita nel domicilio della paziente, anche attraverso strumenti di registrazione audiovisiva, verbalizzando le relative operazioni ed elaborando, all’esito, la relazione clinica da trasmettere al comitato etico territoriale competente, che dovrà rilasciare il proprio parere obbligatorio”.
Il Tribunale, infine, ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, con compensazione integrale delle spese legali. “Oggi – comunica l’Asl – tutti i soggetti coinvolti (il giudice, gli avvocati, i medici e le parti, privata e pubblica) hanno collaborato proficuamente, mettendo da parte le reciproche posizioni processuali, per definire una soluzione condivisa nell’interesse superiore della tutela della salute della paziente e dei suoi diritti costituzionalmente garantiti, tra cui quello, altrettanto fondamentale, all’autodeterminazione. Un bell’esempio di giustizia sostanziale”.