venerdì, 3 Ottobre, 2025
15.2 C
Napoli

Dire no allo sterminio di una popolazione

- Advertisement -https://web.agrelliebasta.it/la-mattina/wp-content/uploads/2021/01/corhaz-3.jpg

È preoccupante che le critiche alla Global Sumud Flotilla siano dovute al fatto che si tratta di un’iniziativa politica. “Non ve ne importa nulla dei palestinesi” è stato detto, utilizzando toni (e parole) che nulla hanno a che vedere con il confronto democratico. I gazawi muoiono e sono in fuga, gli aiuti sono utili, anzi, necessari a salvare qualche vita umana. Ma quello che sta accadendo è oltre la crisi umanitaria. Non è una delle tante emergenze taciute in Italia, come l’uragano che ha colpito Cuba in questi giorni: d’altronde, il negazionismo scientifico è forse superiore a quello storico.

20.000 bambini uccisi sono un dato di fatto e chi lo nega, non a caso, fa parte della schiera dei bugiardi seriali. Gaza è stata rasa al suolo: scuole, ospedali, case sono solo cumuli di macerie sotto i quali giacciono i corpi di chi non chiedeva altro che di continuare a vivere sulla propria terra. C’è un bisogno irrinunciabile di giustizia, di solidarietà, di riconoscersi nella medesima famiglia umana e di dire “No” a quello che nei fatti è lo sterminio di una popolazione. Tanto accanimento contro i civili, le donne e i bambini, prova l’intento di cancellare l’esistenza di un popolo. Non è sufficiente invocare la minaccia terrorista, perché anche i figli dei terroristi sono bambini. È inaccettabile invocare il diritto alla difesa, persino in guerra si ha pietà del nemico sconfitto. In questo caso, invece, sono stati uccisi consapevolmente migliaia di innocenti.

Si può scegliere di tapparsi occhi e orecchie, di essere come coloro che, pur abitando a pochi metri dai lager durante la seconda guerra mondiale fecero finta di niente. Si può ignorare che non sia già accaduto agli Armeni, agli Ebrei, ai Tutsi … Ma c’è una parte di Umanità (la maiuscola non è casuale) che non accetta quanto sta accadendo e non esita a rischiare, senza impugnare le armi, ma pacificamente.

La Flotilla ha messo Israele spalle al muro: o rivelare il volto del carnefice o fare un passo indietro e lasciare uno spazio, per quanto piccolo, all’aiuto umanitario, al dialogo, ad uno spiraglio di salvezza. In entrambi i casi sarebbe stato un risultato, perché sono state rimosse le ambiguità di chi trascorre i mesi a schernirsi e a cercare i distinguo, senza rendersi conto che ogni giorno che passa estende il conflitto.

Non si tratta di essere pro o contro gli ebrei e nemmeno pro o contro gli israeliani, ce ne sono tanti che si oppongono alle decisioni del governo Netanyahu. Si tratta di essere dalla parte dell’umanità, di cercare le ragioni della pace, di non discutere in maniera salottiera in qualche talk show, ma di intraprendere azioni che inducano Israele a fermarsi, a ripensare. Gaza rischia di tracciare un solco insanguinato destinato a dividere per secoli milioni di persone.

La posizione di Israele, oggi, riduce al minimo ogni spazio di democrazia. La Flotilla poteva essere un’occasione per aprire un dialogo, invece di mostrare ancora una volta il volto truce di chi preferisce il disastro e macchiarsi di una colpa orrenda, piuttosto che accettare la trattativa. È una deriva che non manca di avere le sue ripercussioni in termini di schegge impazzite, che colpiscono chiunque pur di avere l’illusione che qualcuno ascolti. Ma chi si tura le orecchie diventa ogni giorno più debole.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2025/10/03/news/dire_no_allo_sterminio_di_una_popolazione-424888522/?rss

spot_img
spot_img

Cosa fare in città

Archivi