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Campi Flegrei, Luigi Spina racconta la “terra ardente” in una grande mostra dei suoi scatti

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La terra dei paradossi. Felice e instabile, aspra e incantevole. I Campi Flegrei vivono da mesi l’intensificarsi della crisi bradisismica: c’è una caldera che preoccupa i cittadini, con la cui turbolenza qui si convive, sin dalla notte dei tempi. Ma c’è anche, qui, una straordinaria bellezza da indagare. Lo fa il fotografo Luigi Spina con la mostra “Campi Flegrei, la terra ardente”, che – dal 20 novembre (inaugurazione alle 11) impreziosisce gli spazi del Museo archeologico dei Campi Flegrei e Castello di Baia, a Bacoli. Venticinque fotografie sintetizzano una ricerca iniziata nel 2020 nei Campi Flegrei. L’obiettivo? Approfondire la geografia complessa e stratificata del luogo, nel tentativo di esplorare il precario equilibrio in cui coesistono elementi naturali, antiche rovine e occupazione urbana coesistono. E ci sono, dunque, luoghi celebri e iconici come la Grotta della Dragonara, la Piscina Mirabilis, il Teatro di Miseno, l’Anfiteatro Flavio a Pozzuoli, il Tempio di Apollo sulle rive del Lago Averno e i Templi di Venere e Diana: Spina li indaga nel suo itinerario verso Cuma, la prima colonia greca del Mediterraneo occidentale, interrogandosi sulla convivenza tra archeologia e contemporaneo. Per comprendere come, nel corso dei secoli, l’uomo abbia accolto la sfida di provare a domare una terra in continua trasformazione.


“Del resto l’antico nei Campi Flegrei è contemporaneo per destino – sottolinea Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei – perché in questo luogo, sempre vissuto, le ‘rovine’ sono gli accenti che scandiscono il ritmo della vita delle persone”. Un paesaggio “jazz”, annota Pagano, caratterizzato da “una straordinaria sequenza di armoniche dissonanze, scandite da un ritmo sincopato e da un andamento marcatamente swing”. “I Campi Flegrei sono un paesaggio che attrae, stimola e sfida – spiega Luigi Spina – La mattina presto o il tardo pomeriggio, in cinque anni, ho percorso vie diverse per avvicinarmi e allontanarmi da questa terra. Le rovine archeologiche, lungo la via da Bacoli verso Pozzuoli, si inframezzano con edifici industriali abbandonati, con infrastrutture che, in alcuni casi, hanno avuto brevi esistenze. Lungo la strada domina il litorale marino contaminato da questo hardware tecnologico ormai spento. La nostra prospettiva, la nostra via di fuga, verso il cosiddetto progresso ha generato nuovi ruderi che si inframezzano con il passato. Una nuova mappa del territorio che bisogna imparare a conoscere per capirla e fotografarla”. Ad accompagnare la mostra, che resterà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2026, il volume edito da 5 Continents Edition, completo di tutti gli scatti realizzati da Spina sul territorio.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2025/11/11/news/campi_flegrei_luigi_spina_racconta_la_terra_ardente_in_una_grande_mostra_dei_suoi_scatti-424974064/?rss

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