

“Affermare che la difesa di soggetti definiti camorristi, vieppiù in presenza di imputati non ancora condannati per reati di natura associativa, determini l’assimilazione del difensore alla cultura della illegalità dell’imputato, l’appartenenza a una presunta zona grigia o la vicinanza alla criminalità organizzata, viola apertamente una serie di principi costituzionali fondanti lo stato di diritto di una moderna democrazia, come la nostra”. E’ quanto viene sottolineato, dalla Camera Penale di Napoli, in una nota diffusa dopo la lite che, nei giorni scorsi, ha visto protagonisti sul web l’avvocato penalista partenopeo Rosario Marsico e il deputato Francesco Emilio Borrelli.
La nota della Camera penale
“I nostri padri costituenti – si legge ancora nella nota – hanno scolpito nell’articolo 24 della Costituzione l’inviolabilità del diritto di difesa, senza alcuna distinzione per categorie di imputati, tanto che nelle aule di giustizia l’unica scritta che campeggia alle spalle dei giudici ricorda che la legge è uguale per tutti e questo vale, sia, per le leggi che puniscono, che per quelle che regolano il processo.
Analogamente la Costituzione impone che tutti e a maggior ragione i rappresentanti eletti dal popolo nel Parlamento, considerino gli imputati presunti innocenti fino a condanna definitiva e ciò è totalmente incompatibile con ogni affermazione di colpevolezza rispetto a qualsiasi soggetto sottoposto a procedimento penale, per qualsivoglia reato”.
“L’articolo 111 della Costituzione – si legge ancora nel testo del comunicato – ricorda i caratteri del giusto processo, che legittimano il potere statuale di punire, potere che negli stati di diritto non si esercita con processi sommari nè di piazza, anche virtuale”.
“Trovandoci in presenza di messaggi veicolati sui social da parte di un rappresentante di una delle più alte istituzioni del nostro paese, – prosegue la Camera Penale di Napoli – viene da chiedersi se esista, anche per i deputati, un’etica della comunicazione, fondata sul rispetto delle persone, dei ruoli rivestiti e delle funzioni esercitate”.
La Camera Penale di Napoli, nel comunicato, fa anche sapere che il deputato Francesco Emilio Borrelli ha inviato una lettera al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e alla Camera Penale di Napoli nella quale afferma di essere stato “frainteso”, “di non avere mai espresso frasi denigratorie dei penalisti o della Camera Penale di Napoli”, un chiarimento che però, per i penalisti partenopei, “appare del tutto inadeguato, oltre che per nulla dirimente rispetto alle espressioni diffuse sul web”.
“Ci saremmo aspettati una vera smentita delle affermazioni offensive proferite”, fanno sapere i penalisti, “e una convincente spiegazione del comportamento assunto dal parlamentare a fronte di ben due video, una registrazione e una diretta Facebook, in cui sono stati reiteratamente veicolati tali allarmanti messaggi all’opinione pubblica”. “Siamo certi che il gruppo politico AVS, – viene sottolineato – non possa condividere il pensiero dell’onorevole Borrelli, contrario ai più elementari principi costituzionali”, “tali affermazioni sono del tutto inconciliabili con la proposta, avanzata anche da esponenti del suo gruppo parlamentare, di inserire in Costituzione il riconoscimento dell’alto ruolo e della imprescindibile funzione sociale dell’avvocato come garante dei diritti, nella specie del diritto inviolabile alla difesa”.
“Auspichiamo che i valori acquisiti, dopo lunghe e faticose battaglie di civiltà giuridica, trovino la più ampia condivisione, al fine di evitare il propagarsi di messaggi populisti che minano alle fondamenta le basi dello stato di diritto, facendo calare pericolosamente il livello di attenzione verso i principi di libertà e garanzia impressi nella nostra Carta Costituzionale”, conclude la Camera Penale di Napoli.
La replica di Borrelli
“In merito alle polemiche sorte riguardo alle mie presunte offese alla classe forense nel corso di una diretta social, respingo ogni accusa al mittente. Non ho mai pronunciato parole offensive nei confronti dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e tantomeno nei confronti della Camera Penale che, ancora una volta, decide di ‘esaminare’ e “utilizzare” le mie parole ritenendole offensive. Un dejà vu che mi lascia nuovamente sorpreso per questo atteggiamento”. E’ quanto sostiene, in una nota, il deputato Avs Francesco Emilio Borrelli.
“Mi chiedo, piuttosto, se la Camera Penale di Napoli intenda verificare il comportamento di due loro colleghi, marito e moglie, che mi hanno affiancato in strada mentre stavo camminando per i fatti miei, insultandomi, e uno di loro rivendicando con orgoglio l’essere un ‘fascistone’, come si evince chiaramente dalle immagini – spiega – In questo Paese esista ancora il reato di apologia del fascismo? Ricordo che la costituzione tanto sbandierata è molto chiara nei confronti dei fascisti. La triste verità è che ci troviamo di fronte all’ennesima strumentalizzazione messa in scena da chi da anni ormai si schiera contro le mie battaglie per la legalità e contro la camorra per motivi politici. In particolare gli attacchi sono aumentati dopo le mie posizioni pubbliche inerenti il processo “rallentato” che riguarda il clan Moccia”.
“Non è la prima volta, purtroppo, che alcuni avvocati dell’associazione della Camera Penale – continua Borrelli – prendono posizioni a me avverse su temi delicati come ad esempio la vicenda dei murale in ricordo del baby rapinatore Ugo Russo il quindicenne dei Quartieri Spagnoli morto nel corso di un tentativo fallito di rapina ai danni di un carabiniere fuori servizio, o delle presunte offese al Garante dei detenuti del Comune di Napoli Pietro Ioia per le quali è stato accertato dal giudice che il fatto non costituiva reato. Addirittura Ioia pubblicamente elogiato e difeso da esponenti della camera penale fu arrestato il giorno stesso in cui iniziò il processo. In entrambi i casi il giudice mi ha dato ragione. Piuttosto sarebbe interessante comprendere come mai la stessa Camera Penale non abbia mai avviato accertamenti sui rapporti di alcuni avvocati con la camorra e sulla necessità di eliminare ogni tipo di opacità nei rapporti tra diritto alla difesa e apologia di comportamenti criminali. E come mai in nessuna delle aggressioni da me subite abbiano ritenuto di esprimere solidarietà e neanche di prendere le distanze dal chi si dichiara ‘avvocato fascista’”.
“Nelle mie battaglie contro la camorra sono sostenuto anche da avvocati penalisti con i quali vanto rapporti di grande fiducia e collaborazione quindi respingo al mittente ogni tentativo di creare conflitti che non esistono – conclude – Centinaia di avvocati mi stanno manifestando in pubblico e privato solidarietà contro questo ennesimo attacco politico della camera penale che è palesemente strumentale e distorce la verità dei fatti”.


