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Napoli, tregua finita nell’Unione industriali

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Pacche sulle spalle, sorrisi di compiacimento. Si spengono i riflettori dell’assemblea degli Industriali di venerdì e gli imprenditori napoletani tornano a litigare. Eppure era andato tutto bene. Salutano sindaco, ministri, il leader nazionale Orsini, e dopo poche ore ridanno fuoco alle polveri: sulla posta del consiglio generale, nel primo pomeriggio, arrivano lettere di protesta contro il presidente Costanzo Jannotti Pecci. È una lotta intestina che dura da mesi: Pecci accusato di essere “accentratore”, per i detrattori. Mentre chi sta con lui osserva invece che pagherebbe una “autonomia” diventata quasi sfida politica all’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato, suo sponsor iniziale.

Ecco andare in scena il regolamento di conti interno dopo la decisione, una settimana fa, del patron dell’hotel Caracciolo di escludere due imprenditori dal consiglio generale: Anna Del Sorbo e Alessandro Di Ruocco. Il motivo? “Scarsa partecipazione” secondo Pecci. Ora scatta la solidarietà di colleghi imprenditori, presidenti di sezione. Che nelle lettere puntano l’indice sul presidente per la “mancanza di collegialità”. Ma l’affondo vero viene dall’ex presidente Maurizio Manfellotto, vicino a D’Amato, che scrive: “La tua leadership ha portato a una crescente divisione e demotivazione nel gruppo. Ti chiedo di rassegnare le dimissioni. La tua permanenza non è più compatibile con il futuro e la serenità della nostra organizzazione”.

A surriscaldare il clima, più della scadenza tra un anno della presidenza degli Industriali, sembra la coincidenza con le elezioni regionali. Pecci sarebbe un nome candidabile vicino a Fratelli d’Italia: l’ottima riuscita dell’assemblea, con il videocollegamento della premier Meloni e la presenza di tre ministri, ha rafforzato l’ipotesi. Ma anche D’Amato è in cima ai desideri di Forza Italia. E due in pista per l’Unione Industriali, come possibili candidati civici del centrodestra, sono troppi.

Al di là dei possibili scenari politici, quel che è certo è che è partita l’offensiva. Ai nemici di Pecci non va giù l’esclusione della Del Sorbo motivata dal presidente anche con il “carico degli impegni familiari”. Per Manfellotto “un’affermazione non solo irrispettosa ma anche sessista”. E pure Del Sorbo, presidente campana della Piccola industria, ha scritto venerdì a Pecci: «Puntualizzare – dichiara – il tema della famiglia in un mondo moderno, con una premier donna e la von der Leyen che ha 7 figli, non mi è sembrato idoneo. Non voglio fare opposizione, dico solo che l’industria ha bisogno di coesione: mettere al centro ascolto, confronto, per tutelare le piccole medie imprese che, di fronte a queste logiche interne, possono solo disaffezionarsi».

Giuseppe Rocco, imprenditore rientrato dopo anni in consiglio generale, la vede diversamente: «Ho stima per Del Sorbo e per il lavoro di Pecci. Non giudico le revoche dei due imprenditori ma trovo inaccettabili queste lettere di protesta. Quella di Manfellotto così dura è fuori dai canoni e dai comportamenti confindustriali. Più grave da ex presidente che conosce le ritualità dell’associazione parlare di dimissioni. Quando Manfellotto era presidente, 4-5 anni fa, io per aver inviato una mail al consiglio, nella quale sollecitavo il ritorno della laminazione sottile, ricevetti una lettera di censura. Come cambiano le situazioni…».

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2025/07/13/news/napoli_tregua_finita_nell_unione_industriali-424729111/?rss

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