

Ci sono buone e fondate ragioni per sperare che l’approvazione lo scorso 11 agosto del piano di ricostruzione dei territori di Ischia dolorosamente colpiti dal terremoto del 2017, poi dalle frane del 2022, segni un cambiamento decisivo nella storia dell’isola verde.
C’è innanzitutto una questione di metodo, ed è il lavoro di squadra che le istituzioni sono riuscite a portare a termine, a partire dalla Regione cui la legge ha assegnato il compito di redigere il piano, in stretta collaborazione con il commissariato straordinario di governo, il ministero della Cultura, l’autorità distrettuale di bacino, la Città metropolitana, i tre comuni, per la predisposizione di uno strumento fortemente innovativo.
Differentemente dai piani di ricostruzione dell’Italia centrale, che riguardano aree localizzate, il piano di Ischia interessa infatti per intero i territori dei tre comuni interessati dai dissesti – Casamicciola Terme, Lacco Ameno e Forio – con un approccio multiscala e multilivello, per governare e disciplinare gli equilibri di area vasta, sino alle indicazioni urbanistiche di dettaglio per le singole unità minime di intervento.
Ma le novità non si fermano qui, perché il piano licenziato lo scorso mese di agosto in conferenza dei servizi, riassume in sé, così come stabilito dalla legge istitutiva, la valenza di piano urbanistico, di prevenzione del rischio, di ricostruzione delle aree distrutte o danneggiate, di riqualificazione ambientale e dei paesaggi.
L’obiettivo è quello di ricostruire, mettere in sicurezza, delocalizzare quando non è possibile fare altrimenti, non prevedendo e non consentendo ulteriori consumi di suolo.
Per fare questo, il piano di ricostruzione censisce e protegge, metro a metro, alla stessa stregua di un centro storico, il territorio rurale scampato all’urbanizzazione senza governo degli ultimi sessant’anni, i grandi paesaggi storici terrazzati delle parracine, stabilendone una volta per tutte l’inedificabilità. Stessa attenzione per le aree forestali, a partire da quelle dei versanti dell’Epomeo, che il piano riconosce come boschi di protezione diretta, dalla cui integrità, e manutenzione attiva dipende la sicurezza degli abitati sottostanti.
Per ristabilire lo stato di salute dei boschi cedui di castagno non curati da troppi decenni, il cui degrado ha favorito l’innesco delle frane del novembre 2022, il Commissariato di governo ha varato un importante e innovativo piano straordinario di gestione forestale, finanziando un vasto intervento pubblico per le cure e i tagli di ringiovanimento dei soprassuoli invecchiati, intervenendo in questo modo, per motivi di pubblica incolumità, al posto dei proprietari privati inadempienti.
Per una volta almeno, nella gestione del rischio, le misure agro-ecologiche di cura dell’ecosistema accompagnano virtuosamente quelle ingegneristico-strutturali.
Insomma, la cura e la tutela del territorio rurale e dei paesaggi sono al centro del piano di ricostruzione. Per rendere ancora più efficace e credibile questo percorso, Regione e Soprintendenza hanno condiviso la scelta, anche questa fortemente innovativa, di anticipare, contestualmente al piano di ricostruzione, la parte del nuovo piano paesaggistico regionale relativa all’intera isola, dotando Ischia di un quadro unitario di strategie e regole per la tutela e la valorizzazione dei paesaggi.
A queste strategie e a queste regole il piano di ricostruzione si conforma pienamente, ed è all’interno di questo quadro che gli enti di governo, a partire dai comuni, sono ora chiamati a compiere coerentemente le proprie scelte, affrontando l’impegnativo percorso di attuazione degli interventi.