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Vincenzo Nicolella: “Tutela Unesco per il presepe. Così gli Scavi di Ercolano e Pompei cambiarono il racconto della Natività”

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“Stiamo lavorando con le istituzioni e le università napoletane a un comitato scientifico per candidare il Presepe napoletano all’Unesco come bene immateriale, è un percorso che richiede cinque anni.

Ci impegniamo, intanto, per la tutela dell’arte presepiale rispetto a intrusioni esterne, vedi i manufatti che arrivano dalla Cina, e alla diffusione tra le nuove generazioni”.

Vincenzo Nicolella, direttore artistico dell’Associazione presepistica napoletana (Apn) presieduta da Adriana Bezzi Carbone (oltre 200 iscritti, 20 anni di vita, mostre da Terni alla Germania al Venezuela) – racconta la ripresa del presepe come oggetto d’arte, oltre che di culto nelle famiglie partenopee.

Nel libro “I maestri dei Presepi” in regalo domani con Repubblica in edicola trova spazio anche il presepe allestito dall’Associazione presepistica napoletana fino al 14 febbraio nella Sala della Villa dei Papiri al Mann. Si intitola “Un Re, una Capitale, un Presepe – Tra illuminismo arcadia e archeologia”.

 

Il dossier

L’opera riprende lo storytelling presepiale dei primi scavi a Ercolano e Pompei durante il regno di Carlo di Borbone scelti tra pitture, bronzi e sculture delle collezioni del Mann. E racconta il riflesso che le riscoperte hanno avuto sui presepi allestiti a corte e nelle case della nobiltà napoletana dalla seconda metà del XVIII secolo.

Nicolella, non è la prima volta di un presepe al Mann ma questa volta l’ispirazione sono proprio le collezioni del museo…

“Con il direttore Paolo Giulierini dal 2017 lavoriamo insieme alla riscoperta e centralità del presepe nel museo che il mondo ci invidia. Durante il periodo borbonico l’arte presepiale napoletana raggiunse il suo apice, oggi lo stiamo riscoprendo dopo un periodo un po’ buio in cui l’albero di Natale sembrava più importante. Quest’ anno abbiamo lavorato un anno al presepe del Mann”.

È la prima volta che il presepe dialoga direttamente con le opere del museo dopo le scorse esposizioni nell’atrio…

“Dopo il Presepe continuum con la rappresentazione degli usi e costumi del ‘700 e ‘800 napoletano, dalla tammorra alla fattucchiera, poi c’è stato il Presepe Felix con le colonne del tempio di Serapide o del tempio di Venere a Baia e le ceramiche di Cerreto Sannita, per esempio, poi il Covid ci ha fermato e l’anno scorso siamo tornati con il presepe che celebrava l’unità d’Italia nel 160esimo anniversario con Garibaldi e Cavour e i 700 anni dalla nascita di Dante”.

Cosa serve oggi per tutelare il presepe?
“A San Gregorio Armeno non troverete manufatti dal mercato estero che però finiscono a volte in botteghe del centro storico e di altri luoghi della Campania. Il nostro presepe va tutelato in tutta la regione, non è solo Napoli la casa del presepe, ritroviamo belle testimonianze del presepe nella Penisola Sorrentina e nel Duomo di Castellammare di Stabia c’è quello restaurato di recente con pastori grandi anche un metro. Presepe significa anche lavoro, l’indotto è davvero ampio. La speranza sono le nuove generazioni, infatti facciamo corsi sull’arte presepiale nelle scuole elementari, il presepe è la nostra storia identitaria, bisogna studiare come ha influenzato la Storia e come la Storia è stata influenzata dal presepe”. Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/12/18/news/vincenzo_nicolella_tutela_unesco_per_il_presepe_cosi_gli_scavi_di_ercolano_e_pompei_cambiarono_il_racconto_della_nativita-379626503/?rss

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