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Il “Matrimonio” di Cimarosa al San Carlo, un allestimento che sa di gioventù e freschezza

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“Matrimonio segreto” di Cimarosa, in un allestimento che sa di gioventù e freschezza. I protagonisti dello spettacolo, infatti, sono sei dei dodici solisti selezionati per la seconda stagione dell’Accademia di canto lirico del teatro napoletano, divisi in due cast che si alterneranno nelle prossime repliche. In quattrocento avevano partecipato alle selezioni, ridotti poi a 73 e infine a 12 da una giuria guidata dalla responsabile del corso, il grande soprano Mariella Devia.

È già disponibile il bando per il prossimo biennio, che avrà come docenti nomi di altissimo profilo come Maria Agresta, Michele Pertusi e Luca Salsi; ci saranno masterclass con superstar come Jonas Kaufmann, Elina Garanca, Ludovic Tézier e altri. La cosa veramente lodevole di questa già rodata iniziativa è che i cantanti dell’Accademia sono periodicamente inseriti nella programmazione del San Carlo o, come in questo caso, ne sono i protagonisti assoluti. Trentadue anni il limite massimo d’età: e questo, in scena, si è trasformato nel piacere di ascoltare voci ancora intatte ma già educatissime e, in alcuni casi, di sorprendente brillantezza.

Non ce la sentiamo di usare gli stessi criteri di una recensione di routine, ma dobbiamo dire che Maria Knihnytska e Sun Tianxfuei (Carolina e Paolino, i due sposi in segreto che prima di coronare pubblicamente il loro sogno d’amore ne passeranno di tutti i colori) ci hanno particolarmente impressionato per la bellezza dei timbri, la morbidezza del fraseggio, la padronanza scenica. Bravissimi, ma davvero, anche Yunho Eric Kim, un “vecchio” padre Geronimo mai caricaturale, Anastasiia Sagaidak, impertinente Elisetta, figlia maggiore che aspira a un conveniente matrimonio con il conte Robinson, un Antimo Dell’Omo ribaldo che subito le preferisce la sorellina, Sayumi Kaneko, una zia Fidalma che non depone le sue armi e aspira addirittura all’amore di Paolino.

Vien voglia di ascoltare anche il secondo cast, formato – a loro l’onore della citazione – da Sebastià Serra, Tamar Otanadze, Désirée Giove, Antonia Salzano, Maurizio Bove e Francesco Domenico Doto.

Alla ventata d’aria fresca di cui parlavamo contribuisce in maniera determinante il regista e scenografo Stéphane Braunschweig, che immagina ambienti di un bianco immacolato, senza tempo, in cui le stanze scorrono, si incastrano, si separano, evidenziando plasticamente il gioco di intrighi tipico di un dramma giocoso settecentesco. Molto indovinata la scelta di abiti contemporanei e casual, che però, quando si tratta di ingraziarsi il conte Robinson, fanno un salto all’indietro di tre secoli, in ossequio al mondo formale e pomposo (ancorché lubrico) che lui rappresenta. Solo l’indomita Carolina resta sempre vestita come una ragazza d’oggi, antesignana di tutte le Rosine che verranno.

Dal podio Francesco Corti dirige con brio e accuratezza, senza bacchetta, affidando interamente alle mani il compito di disegnare i climi espressivi, come se ricavasse armonie e melodie da un telaio immaginario. Alla fine un grandissimo successo per tutti; altre quattro repliche fino a martedì prossimo, un peccato non approfittarne.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2025/06/13/news/il_matrimonio_di_cimarosa_al_san_carlo_un_allestimento_che_sa_di_gioventu_e_freschezza-424668181/?rss

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