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“La gatta sul tetto che scotta”, il mondo di Williams abilmente raccontato a teatro

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Bugiardi. È un mondo di bugiardi quello che Tennessee Williams volle descrivere, scegliendo tra questa gente vigliacca e ipocrita i personaggi da portare in scena, e mettendone insieme quelli di una famiglia, di quelle che facevano, e fanno ancora, l’orgoglio degli Stati Uniti, della provincia retriva, quella che la Patria era orgoglioso se avevano parecchi soldi, se facevano figli, se non avevano paura di nascondere polvere e stracci per sembrare felici.

Fu questo il mondo de “La gatta sul tetto che scotta” che scrisse nel 1954, e fu messo in scena a New York, vinse il Premio Pulitzer l’anno successivo, diventò film di successo per merito certo dei bellissimi interpreti Paul Newman ed Elizabeth Taylor, e fece innervosire l’autore per forzature, bugiarde anche loro, del tesato che doveva compiacere e non irritare americani e hollywoodiani che al “mercato” tenevano molto e volevano sembrare quel che non erano e non sono e di polemiche non volevano sentire parlare e men che mai di fragili figli e gay infelici e perdenti. Ma Williams di loro voleva scrivere e descrivere la loro necessità forza bugiarda in una società ipocrita che li voleva forti e vincenti. E forse è per questo essere, o sembrare, bugiardo che poco si è rappresentata questo dramma mitizzato per la presenza due attori più sexy e “per bene” del loro tempo.

E invece, eccola di nuovo in teatro la “gatta” avvinghiata al suo sogno, magnifico personaggio in battaglia coni gli altri altrettanto magnifici, resi più veri e disperati da Monica Capuani che ne ha firmato la traduzione in passione di sgradevolezza, e messa in scena da Leonardo Lidi con una crudeltà abbagliante come la scena di Nicolas Bovey, tutta bianca che sembra di marmo, stanza di verità priva di ombre o nascondigli possibili per una magnifica Valentina Picello che fa di Maggie una iperbole disperata, a rincorrere la verità che il disamore terrorizzato del Brick di Fausto Cabra non vuole vedere. Lidi poi dà corpo ad un fantasma, quello di Skipper, amico e motore di disperazione, lo affida alla imperiosa tenerezza amorosa di Riccardo Micheletti e lo fa presenza silenziosa e inesorabile, incubo dolce, presenza muta che ne asseconda la volontà distruggente, in un andirivieni incessante, portando da bere, in un silenzio imperioso che è forza d’amore deluso.

Di quel che accade sappiamo tutto, nella giornata di festa che volge in tragedia, nel giorno delle verità non dette che sono disperazione, con quella famiglia in festa che forse si odia e si dice parole d’amore. Lidi ha costruito per loro un percorso feroce, una trappola da cui è impossibile sfuggire senza scoprire il vero nascosto, e provare vergogna. Indomita e fragile la Margaret di Valentina Picello combatte allo stremo. A lei spetta l’ultima bugia consolante. Magnifica. Senza altro oggetto che uno specchio a fare da incessante rimorso, presenza e rimprovero quel vuoto scelto da Lidi si colma del movimento frenetico e inutile do ognuno. Magnifica Orietta Notari, magnifico Nicola Pannelli. Giuliana Vigogna, Giordano Agrusta, Greta Petronillo e Nicolò Tomassini completano in disperata e nervosa armonia il gioco crudele. Prodotto da Teatro Stabile Nazionale di Torino con il Teatro Stabile Nazionale del Veneto lo spettacolo si replica ancora domenica 18 alle ore 18.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2025/05/17/news/la_gatta_sul_tetto_che_scotta_il_mondo_di_williams_abilmente_raccontato_a_teatro-424281252/?rss

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