
Nel giorno dei sedici arresti di giovani e giovanissimi nel cuore della città, della retata per gli omicidi e la criminalità minorile che insanguina le strade di Napoli e, nello stesso tempo, nel giorno in cui il conclave ha nominato il nuovo papa, Robert Francis Prevost (Leone XIV), padre Antonio Loffredo – alla cui azione si deve la rinascita del Rione Sanità – fa riferimento alle parole che papa Francesco rivolse ai giovani: “Siate non amministratori di paure, ma imprenditori di sogni”.
E lo fa – contrapponendo le paure della cronaca nera alle iniziative dei ragazzi della Sanità – raccontando le nuove sfide del Mudd, il Museo Diocesano Diffuso di cui è responsabile. “La scatola chiusa del Museo si è aperta e si apre sempre di più, perché a noi i posti sterili, chiusi, non piacciono. E non ci piacciono i posti a pagamento. Il vescovo ha voluto che i Granai dell’anima, le chiese, fossero aperte senza biglietto. Chi va in Cattedrale, o a Sant’Aniello a Caponapoli (e presto anche a San Giovanni a Carbonara) le trova aperte e incontra i giovani che accompagnano i visitatori. Sono 20 per ora, già formati. Ce ne saranno altri 20 dopo l’estate e ancora 20 entro Natale. Uno squadrone di 60 giovani sentinelle del nostro patrimonio culturale”. Coinvolti in questa nuova avventura, possibile grazie alla “Fondazione Napoli C’entro”, presieduta dal cardinale Domenico Battaglia.
Ed è proprio nel palazzo Arcivescovile che il vescovo ausiliare Francesco Beneduce, il provicario generale dell’Arcidiocesi Gennaro Matino e l’assessore comunale al Turismo Teresa Armato, insieme ad Antonio Loffredo, hanno presentato i “Percorsi di fede” che propongono nuovi itinerari alla scoperta delle radici culturali e spirituali della città. Ecco l’itinerario di San Gennaro, che dal Succorpo del Duomo arriva fino a Montevergine; il Miglio d’Oro, dalla parrocchia di San Giovanni a Teduccio al Santuario di Pompei; l’itinerario per Sant’Alfonso de’ Liguori, dalla Cappella e casa natia del santo, fino alla Basilica e alle sue reliquie a Pagani.
Gli itinerari sono dettagliati nel sito web del Mudd, ma ieri più che delle tappe dei percorsi si è parlato del progetto sociale e culturale che li genera. “La cultura deve essere prospettiva e provocazione di libertà ed è per questo che i giovani, che sono il nostro futuro, sono stati coinvolti in un percorso all’interno di questo avvenimento straordinario che è il Museo Diocesano Diffuso – spiega Gennaro Matino – Questi nuovi percorsi testimoniano la volontà che i giovani diventino parte attiva delle nostre iniziative, non soltanto perché fruiscano della bellezza, ma perché ne siano testimoni”.
E Teresa Armato aggiunge: “Il Comune, prima ancora che si aprisse l’Anno Giubilare, ha concordato con l’Arcidiocesi di Napoli una serie di iniziative, eventi e itinerari che consentono ai pellegrini, che stanno già arrivando nella nostra città, di vivere un’esperienza basata sulla conoscenza di conventi, monasteri, musei e di itinerari legati al culto dei santi, a cominciare da San Gennaro. È un modo per accrescere il segmento del turismo religioso, esperienziale e sostenibile, che può dare un’ulteriore forza allo sviluppo turistico nella nostra città”.
Ma è soprattutto un modo, ribadisce padre Antonio Loffredo, per restituire alla città il suo patrimonio artistico e religioso, “e troviamo fondamentale che avvenga gratis: in un mondo in cui tutto è in vendita, le nostre chiese, per volere del cardinale, aprono le porte senza biglietto. Ed anche in un’ottica di decongestione del centro antico – perché non ci piace la gentrificazione – la Fondazione Napoli C’entro vuole valorizzare il percorso ‘Mudd Vomero’ esponendo, nella Basilica di San Gennaro ad Antignano, una delle tre copie della composizione originale del calabrese Mattia Preti: la ‘Decollazione di San Gennaro’. Poi porteremo al Vomero due preziose tavole quattrocentesche: ‘San Benedetto e le sue storie’ e la ‘Madonna del Soccorso con santa Patrizia e santa Caterina’, provenienti dalla soppressa chiesa dei Santi Nicandro e Marciano”.
E dopo l’estate il territorio sarà invitato a partecipare al restauro di dieci grandi tavole del sedicesimo secolo, conservate nella nuova chiesa di San Giovanni dei Fiorentini al Vomero, con il sogno di trasformarla in una piccola pinacoteca dedicata al tardo Rinascimento toscano, con opere di Marco Pino da Siena e Giovanni Balducci da Firenze.