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“Sanità, disparità nel riparto fondi: Campania beffata”

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Fondi per la sanità: alla Campania 475 milioni in più e alla Lombardia 403 milioni in meno. È quello che succederebbe al riparto tra le Regioni, se avesse più peso il livello di povertà dei territori. O meglio, di deprivazione sociale. A dirlo non è un manipolo di Robin Hood o di politici affezionati alla causa del Mezzogiorno. Ma sono i tecnici dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), un organo indipendente che vigila sui conti pubblici, in un focus realizzato tre giorni fa.

Come si dividono tra le Regioni i fondi per la salute? Fino al 2022 in base all’età della popolazione, il che penalizzava il Sud più giovane. Dal 2023, dopo un ricorso al Tar proprio della Campania, sono stati aggiunti due criteri: la “mortalità precoce” e la cosiddetta “deprivazione sociale”. Riconoscendo finalmente un principio: “il bisogno sanitario non è determinato solo dall’età ma anche dalle condizioni socio-economiche”.

Vittoria di Pirro. Perché alla Campania su 120 miliardi circa, il totale dei finanziamenti per le Regioni, il nuovo riparto ha fruttato quasi 84 milioni in più. Briciole. Considerando che nella nostra regione la sanità costa circa 11 miliardi di euro l’anno.

Come mai un guadagno così risicato? Perché a povertà e mortalità precoce è stato assegnato solo l’1,5 per cento delle risorse totali. Quindi: il 98,5 per cento dei soldi è stato distribuito sempre secondo il vecchio criterio dell’età. Chi lo ha stabilito? E soprattutto perché è andata così?

Lo spiegano i tecnici dell’Upb: “La quota del finanziamento ripartita secondo i nuovi criteri è stata individuata normativamente, in base a un accordo, ma non corrisponde ad alcuna specifica valutazione tecnica”. Da sottolineare: “Nessuna valutazione tecnica”. L’ingiustizia dietro i numeri. Orchestrata dalla politica. Ecco perché l’Upb ha calcolato cosa cambierebbe se ai due nuovi criteri andasse “per esempio il 10 per cento” dei fondi nazionali. E non l’1,5 per cento. “La perdita della Lombardia – scrivono i tecnici dell’Upb – aumenterebbe di 403 milioni e il vantaggio della Campania di 475”. Passando così da 84 milioni a oltre mezzo miliardo, il 5 per cento del fabbisogno della nostra regione.

Di fatto la nuova distribuzione 2023 ha movimentato, rispetto agli anni precedenti, solo “219 milioni tra le Regioni”. Alla Campania – si è detto – 84 milioni in più, alla Sicilia 55 milioni, 45 milioni alla Puglia. Di converso hanno perso le Regioni del centro nord: la Lombardia 71 milioni, il Veneto 33 milioni, Emilia 30 milioni. Spostamenti molto relativi. A cui si aggiunge una beffa: un’altra quota di finanziamenti che le Regioni si spartiscono in modo poco “trasparente”, secondo l’Upb.

È la cosiddetta “quota premiale”. Che non compensa le disparità: ma semmai conferma la perversione del meccanismo. Con la quota premiale infatti, nel 2023, la Campania ottiene 131 milioni. Ma, per esempio, sempre la Lombardia mette le mani su 155 milioni: cioè recupera più di quanto perde coi nuovi criteri.

Il rebus per l’assegnazione dei fondi è: come definire il peso giusto da dare alla variabile “età” rispetto alla “povertà”? Upb indica una strada: farlo “sulla base dei consumi sanitari, malgrado il consumo stesso non rifletta pienamente i bisogni”.

È tecnicamente possibile perché lo Stato ha a disposizione i dati dalle varie Regioni su “prescrizioni mediche, dismissioni ospedaliere, informazioni sulla condizione socio-economica dei pazienti attraverso i moduli Isee”. Si potrebbe cosi elaborare un riparto più giusto dei fondi. Non c’è da sperarci: se per applicare, cosi timidamente, i nuovi criteri ci sono voluti trent’anni.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/03/30/news/sanita_disparita_nel_riparto_fondi_campania_beffata-422401450/?rss

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