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Università di Salerno, elezioni nuovo rettore: “Più confronti pubblici per una scelta partecipata”

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Non so se nel tempo che mi resta da vivere assisterò all’elezione di un nuovo Papa. E nemmeno se prenderò più parte a una competizione nell’Ateneo dove ho cominciato la mia carriera accademica oltre trent’anni fa. Sto parlando dell’Università degli Studi di Salerno, dove è in corso la campagna elettorale per la scelta del successore dell’attuale Rettore, prof. Vincenzo Loia.

Dopo il varo della riforma Gelmini (2010), ogni campagna elettorale è una storia a sé, più che nel passato. Soprattutto per effetto dell’introduzione del mandato unico e non rinnovabile, la competizione è diventata molto più aspra e i toni sono, spesso, infuocati. La posta in gioco è alta, e chi ha governato non è disposto a uscire di scena: ovunque, non solo a UNISA, e non solo in questa occasione. Con le prime avvisaglie a mezzo stampa, il clima che si è cominciato a respirare non è stato gradevole. Un clima che si è fatto, poi, pesante, soprattutto per effetto del tentativo di cambiare le regole e le procedure elettorali in imminenza del voto: intervenire sull’unico ancoraggio certo che va garantito a ciascuna delle parti coinvolte – sia ai candidati sia al corpo elettorale – è stata una pessima idea. Nessun argomento può giustificare innovazioni che cambiano la logica del processo elettorale, dunque dei comportamenti e delle scelte di voto. Ne vale della credibilità e della tenuta dell’istituzione. Peraltro, l’innovazione proposta dal vertice amministrativo – il voto diffuso, on line, attraverso l’utilizzo dello smartphone – l’avrebbe cambiata radicalmente, violando diritti costituzionalmente rilevanti, a cominciare da quello della segretezza del voto.

Se le ombre si sono diradate, lo dobbiamo alla fermezza della Decana, la prof.ssa Genoveffa Tortora. Deporre la scheda elettorale nell’urna non garantisce, però, che riviva lo spirito della Costituzione italiana in uno dei momenti più alti della vita accademica. Perché il processo elettorale possa essere considerato soddisfacente, e adeguato allo scopo, occorre fare un salto di qualità. Ad oggi, non è accaduto. Tutto è ancora prevalentemente sullo sfondo, o sottotraccia. Dei cinque candidati, tra cui due donne, alcuni hanno cominciato a farsi conoscere e a illustrare, sulla carta stampata o via social, le proprie idee. C’è anche chi ha invece puntato, almeno finora, soltanto sugli incontri “bilaterali” per illustrare il proprio programma. Scelte senza dubbio legittime, e fors’anche efficaci, ma non basta. Di cose da dire, e da comunicare, ce ne sarebbero, eccome. Il mondo intorno a noi ci chiama a una presa di posizione, attende che si squarci il silenzio in cui siamo precipitati. E dell’Università, poi, cosa pensiamo davvero? Ci riconosciamo nell’istituzione che negli anni è diventata? E nelle politiche che ne hanno profondamente modificato il DNA, con la responsabilità di tutti, me incluso? Libertà di pensiero, libertà di espressione, libertà di insegnamento: la tempesta che Oltreoceano sta scuotendo i pilastri della democrazia americana ci lascia indifferenti? Non ci riguarda? Sono domande che, consegnate a questa lettera aperta, vogliono provare a smuovere le acque. A provocare una reazione.

L’invito è pertanto quello di dare vita a una competizione elettorale partecipata e consapevole. Con i candidati impegnati a raccogliere consenso facendo anche, e soprattutto, valere la forza delle proprie idee. E delle proprie competenze ed esperienze. Qualunque sia l’esito, questo è l’unico modo che permetterà all’Università di Salerno di proiettarsi verso il futuro con slancio. Solo così le divergenze, e il conflitto stesso, potranno diventare un prezioso capitale su cui investire, e da cui (ri)partire, per i prossimi sei anni. Non è mia intenzione cimentarmi con il compito di proporre una sorta di identikit del perfetto Rettore, compito inutile e arduo al tempo stesso.

Molto più semplicemente, chiamato a esercitare, insieme a tutta la comunità accademica, il mio diritto/dovere al voto, mi aspetto di saperne di più. Di conoscere i candidati, di poterli ascoltare, in un confronto che vada oltre quello statutariamente previsto: l’Assemblea generale, prevista per mercoledì 11 giugno, può essere solo uno, non l’unico, dei momenti in cui si tratteggiano i profili di chi si candida a governare l’Ateneo. Si tratta certamente di un appuntamento anche simbolicamente significativo, ma ci vuole un impegno ulteriore: nei Dipartimenti, nei Centri, e ovunque si possano organizzare dibattiti aperti e plurali, dal respiro ampio. Questa è la mia esortazione. Questo è il mio auspicio. Anche se sembra contratto, c’è ancora tempo da impiegare bene. C’è tempo per confrontarsi in pubblico, guardandosi negli occhi. C’è tempo per tracciare una rotta: con quali idee e con quali proposte l’Ateneo parlerà alle generazioni future, chiedendo di essere preferito ad altri Atenei, più o meno blasonati ma di certo molto agguerriti? Quali sono le principali sfide, allora, che i candidati ritengono cruciali per il futuro dell’Università: la rivoluzione digitale, la “notte demografica”, le telematiche? E come intendono affrontarle? C’è ancora tempo…. Non è invece più il tempo degli atti di fede, almeno non lo è più per me.

L’autore è Docente di Scienza politica nell’ateneo

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2025/06/08/news/universita_di_salerno_elezioni_nuovo_rettore_piu_confronti_pubblici_per_una_scelta_partecipata-424655814/?rss

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