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Voci in dissonanza atto terzo con Play Duett

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Sala Assoli, ultimo giorno di teatro del 2023, c’è “Play Duett” con Tonino Taiuti e Lino Musella, “atto terzo” dice la locandina, “terzo movimento di un percorso lungo nel tempo” avverte la memoria dello spettatore attento.

In scena ancora due straordinari protagonisti del teatro che nasce in questa “città nutriente” che ci offre rapide sorprese dissipate e, ogni tanto, permanenze del pensiero che crea e si ferma a costruire singolari repertori.

“È lo spettacolo più bello tra quelli che mi hai fatto vedere quest’anno”, mi dice il giovane spettatore che mi accompagna alla scoperta (per lui) del piacere di andare a teatro. Così il “rischio” di una sera diventa “fortuna” da cogliere per concedersi il lusso della sorpresa.

Cos’è mai questo “Play Duett” che dal 2015 questi due attori si concedono come un gioco molto serio, o la costruzione a tappe di un percorso poetico molto speciale, andato in scena per chiudere l’anno nella sala che sa proteggere le suggestioni e le memorie?

“È una cavalcata libera in una dimensione spaziale dematerializzata interna alla mente di chi fa e guarda il teatro” avvertono le note proposte a chi vedrà lo spettacolo. Dicono naturalmente tutto e niente, insieme ad altre parole e avvertimenti. Suggerimenti da cui converrà farsi avvincere e lasciandosi trascinare dal flusso di parole, suoni, immagini, memorie messe insieme ricomponendo frammenti di teatro lontano nel tempo, quello, amatissimo da chi ne ha costruito altri personalissimi passaggi, di Shakespeare, di Raffaele Viviani, di Antonio Petito, mescolato al teatro di un ieri più vicino e non meno amato e frammentato, di Enzo Moscato e di Antonio Newiller, e magari di Totò a fare da anello che unisce e rinsalda.

Con tutti quei “cocci”, ammucchiati nella nostra e loro memoria, o messi insieme ed offerti ad una nuova costruzione visionaria, Taiuti e Musella fanno un nuovo edificio per il loro teatro, sghembo e sonoro come un sorprendente concerto. Giocano in sussulti, creano complicità, sfide di memorie e di invenzioni, hanno voci in dissonanza che si incontrano come strumenti in cerca di un accordo nuovo, salti logici, sussurri, gesti e solitudini disperate, rari sorrisi.

Con loro ci sono le immagini di Antonio Biasiucci, a creare distonie ed ansie, tratte dal suo archivio scegliendo quelle che “attraversano i temi di origine e catastrofe”, e la ricerca musicale di Marco Vidino, quella di Simone Picardi che firma il disegno in lotta costante tra luce ed ombra, le videoproiezioni di Livia Ficara.

Con noi lo stupore. Poco più di un’ora di spettacolo di suoni e parole calati speditamente con il filo a piombo dell’emozione in un pozzo a cui poter attingere quando calando un secchio incuriosito. Qualcosa si porterà sopra, un suono, dei versi, i gesti trattenuti, i territori raccontati come per una scoperta di nuova geografia, lo sberleffo e la commozione appassionata di questo gruppo di poeti del teatro che si concedono e concedono il gusto di un kabaret fuori tempo, non quello scomposto e gridato dei nostri giorni, ma quello dell’eleganza rischiosa, dell’iperbole in equilibrio di parole, del sorriso pronto ad esplodere, dalla commozione inattesa. Chi vi si arrende e sta al gioco è premiato.

Prodotto da Casa del Contemporaneo questo terzo “Play Duett” resta in scena ancora fino a domenica 7 gennaio.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/01/02/news/voci_in_dissonanza_atto_terzo_con_play_duett-421796641/?rss

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