
È cominciata con la messa delle 7,30 la lunga giornata in ricordo di don Diana. Nella chiesa di San Nicola di Bari, a Casal di Principe, quella stessa dove 31 anni fa, il 19 marzo del 1994, venne ucciso dalla camorra, è stata celebrata dal vescovo Angelo Spinillo, la messa che il sacerdote non riuscì a dire. Con lui anche tanti presbiteri della diocesi e don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, che non ha mai fatto mancare la sua presenza quando il 19 marzo di ogni anno si ricorda l’omicidio di don Peppe.
Dopo la messa, una delegazione di amici e parenti, guidata da don Ciotti ha portato dei fiori sulla tomba di don Peppino. Alle 10 a Casa don Diana, sede del comitato Don Peppe Diana, sono arrivate numerose scolaresche. Ed è a loro che si è rivolto don Ciotti per esortarli a “rileggere la realtà grazie al messaggio di don Peppe, e a rendersi così protagonisti di uno scatto di attenzione e partecipazione, che ora più che mai serve tanto all’Italia quanto all’Europa”.
“Le mafie sopravvivono – ha scandito il fondatore di Libera – e continuano a reclutare sempre più giovani. Perciò don Peppe parlava a loro, chiedendo di essere parte attiva della comunità e di ribellarsi al potere camorristico, e non farsi sedurre da messaggi accattivanti ma ascoltare gli educatori, che sono quelli che vi vogliono un sacco di bene”.
Don Ciotti si è detto molto preoccupato per il rapporto dell’Europol relativo allo stato delle mafie in Europa, diffuso oggi, “mafie sempre più transnazionali e dotate di alte conoscenze tecnologiche. Seguite l’esempio di don Peppe che fu ucciso perché la camorra voleva spegnere la sua voce, perché si era sacrificato per gli altri. Fatelo pure voi”.
“Santo Subito” sono le parole esposte su uno striscione e rilanciate dal coordinatore del Comitato don Diana, Salvatore Cuoci. “Ci batteremo per la sua beatificazione” ha promesso Cuoci, mentre Marisa Diana, la sorella del prete e docente di scuola, ha ringraziato emozionata “i tanti studenti presenti”, segno che “il messaggio di mio fratello ha tracciato un solco profondo nella mente e nei cuori di tanti. A Casal di Principe è rinata la speranza”.
Presente anche Augusto Di Meo, il testimone oculare del delitto di don Diana, non ancora riconosciuto dallo Stato, Carlo Borgomeo, attuale presidente di Gesac ed ex presidente di Fondazione con il Sud, Il sindaco Ottavio Corvino, insieme all’ex sindaco Renato Natale.
“Don Peppe Diana – ha detto Renato Natale – è un faro per la lotta alla criminalità organizzata. Oggi viviamo una realtà diversa – aggiunge Natale – in cui c’è meno voglia di rimettersi in gioco. La camorra è meno visibile, si muove in modo sotterraneo, ma è comunque presente e potrebbe sfruttare questa mancanza di voglia da parte dei giovani di essere parte attiva e concreta del rilancio di una comunità. Rilancio non ancora terminato”.