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Nuovo Prg, le risposte che mancano

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Con l’articolo importante di Laura Lieto, assessora all’Urbanistica e vicesindaca del Comune di Napoli, pubblicato mercoledì scorso su queste pagine, riparte il discorso pubblico sul futuro della città. Il percorso proposto è una sintesi ragionevole di pragmaticità e strategia. Prima di tutto c’è la necessità di sbloccare/velocizzare le trasformazioni necessarie che il piano regolatore vigente già prevede, soprattutto nella zona orientale. Lo strumento è una variante normativa, da approvare nei tempi brevi. Poi c’è la visione del futuro, con un’agenda articolata di strategie, obiettivi, progetti guida, il tutto sintetizzato in un “Documento strategico per una città giusta, sostenibile e attrattiva”, attualmente all’esame della Commissione urbanistica del consiglio comunale. Nel suo articolo l’assessora Lieto giustamente sottolinea l’importanza del processo di ascolto, confronto, partecipazione che da questo momento si avvia, con lo scopo di dotare la città del nuovo piano urbanistico. Le prime riflessioni, a caldo, riguardano tre urgenze indifferibili, che meritano un’attenzione ulteriore, e che proviamo schematicamente a sintetizzare così: per voltare veramente pagina la nostra città ha bisogno di una triplice pacificazione: con il territorio metropolitano, con i suoi 30 quartieri, con i suoi abitanti di oggi. Nessun discorso di attrattività può arrestarsi dentro i confini cittadini. La soluzione dei problemi più urgenti (abitazione, rifiuti, trasporti, impianti tecnologici, rischi ambientali ecc.) è perseguibile solo alla scala metropolitana. D’altro canto, ci piaccia o meno, è alla scala metropolitana che gli osservatori esterni, dalla stampa specializzata alla commissione europea, misurano la qualità del nostro sistema di vita e assegnano i loro ranking. Al momento Napoli e il restante territorio metropolitano non si fidano l’uno dell’altro, si guardano con sospetto, sfiducia, la rivendicazione prevale sul senso di cooperazione.

Tornando a noi, all’interno dei suoi confini Napoli rimane un’aggregazione provvisoria di villaggi. Eppure, molti dei suoi quartieri, per peso demografico e territoriale, sono vere e proprie città nella città, ciascuna con un proprio carattere, uno specifico cahier di sofferenze, bisogni, necessità.

Per riabbracciare finalmente questo universo complesso all’interno di un destino comune è necessario dimostrare a ciascuna realtà territoriale, numeri alla mano – da Pianura a San Giovanni, passando per Scampia e San Pietro a Patierno – che si sta anche operando in direzione di un loro beneficio concreto, di una risposta alle specifiche esigenze locali. In ultimo, ogni discorso sul futuro deve partire dal riconoscimento delle condizioni difficili e dall’incertezza di prospettive che i napoletani di oggi vivono quotidianamente.

Soprattutto nei confronti delle fasce giovani di popolazione la città non è mai stata tanto spietatamente avara. L’articolo dell’assessora Lieto dedica a questi aspetti lo spazio doveroso, ci sembra solo che, prima di pensare all’attrattività per “nuove popolazioni”, la priorità rimanga quella di dare risposta ai cittadini di oggi, offrendo un percorso misurabile di miglioramento dei servizi essenziali, quartiere per quartiere. Sarà un percorso graduale e difficile, nessuno può reclamare miracoli, ma qualche obiettivo verificabile bisogna pure stabilirlo. Nel lavoro che ci attende verso la costruzione del nuovo piano della città, queste tre pacificazioni, queste tre alleanze da costruire con l’hinterland, i quartieri e i cittadini di oggi, saranno la cartina al tornasole per misurare e selezionare le reali priorità, migliorando e riammagliando l’esistente, mettendo a frutto quanto il Prg già consente, curando e rispettando i suoli della città, riconducendo al governo cittadino il controllo di aree e processi fondamentali, a partire da Bagnoli.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/01/05/news/nuovo_prg_le_risposte_che_mancano-421820664/?rss

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