
Una romantica passeggiata al tramonto fra le viti vesuviane, un concorso a premi per scoprire se nel calice c’è un bianco, un rosso, un rosato o bollicine. La presidente regionale Movimento Turismo del Vino le inventa tutte per superare il più urgente paradosso: il vino migliora di anno in anno, ma si vende meno. In Francia come in Italia. Anna Paola Sorrentino comincia dalla sua azienda a Boscotrecase. Al Vinitaly 2025 ha lanciato Frupa, vino archeologico, firmato con la sorella enologa Benny. Un piedirosso pompeiano di forti suggestioni: «Se il vino è cultura, bisogna farlo conoscere anche attraverso le storie».
“Cantine aperte” si ripete dal 1993. Sono passati 32 anni. Non è stato tempo perso. Ha portato il pubblico dove il vino si produce, oggi “Cantine” spiega come e dove nasce. Nei vigneti ancora prima che nelle botti. Torna al passato con anfore di ceramiche piuttosto che barrique di rovere. Boccia rossi troppo grassi, strutturati ma snelli. Sabato e domenica i visitatori troveranno agronomi ed enologi, non solo banchi di salumi e pecorini. Le prenotazioni evitano abusi e sbronze. Riconoscere il vitigno bevendo alla cieca non è solo gioco, “Cantine aperte” mira a diffondere la conoscenza.
La “Mastroberardino Experience” è un metodo innovativo. Crea un dialogo prima della visita. Il consumatore rivela che cosa si aspetta. Trova poi struttura attrezzata e moderna con due ristoranti di profili diversi, ospitalità con 14 camere a Mirabella ed un museo ad Atripalda, ammirato già al Vinitaly di Verona. Piero Mastroberardino, docente universitario a Foggia interpreta l’ansia di novità del padre, uno dei pionieri del Taurasi con il fratello Walter, che avrebbe poi creato Terredora con figli e moglie a Montefusco.
Non solo Mastroberardino, cantine da gran turismo se ne vedono. In Irpinia, lungimirante fu Vincenzo Ercolino con la famiglia Capaldo a Sorbo Serpico. Oggi Antonio Capaldo, presidente, manager di taglio moderno, ha ridisegnato la struttura per aprirla ad un pubblico più vasto, si nota il gusto della signora Ella. San Gregorio è il Borgo, con 12 camere di sicuro relax e un ristorante. Capaldo ha portato in Irpinia chef Antonio Minichiello dalle cucine del fiorentino hotel Ferragamo. Svetta il Cutizzi, storico Greco di Tufo. Apre la cantina del Donna Chiara a Montefalcione anche Ilaria Petitto, una delle signore del vino, con un intrigante programma. Sabato la visita al Club delle Vespe, davanti al panorama d Montefalcione, poi l’agronomo Alessio Gaiaschi conversa sulla generosità dei vigneti irpini. Pizza e rosato per chiudere. Indirizzo enologico di Riccardo Cotarella. Da degustare, domenica, due annate di Taurasi (2020, 2021) e bollicine metodo classico del rosato, 24 mesi sui lieviti. Di lusso il banco curato da Daniele Gourmet, salumi di alto pregio di Fiore De Vivo (“Bradevi”) con store sull’Ofantina. Nella sua sensibilità, Milena Pepe, l’enologa italo-belga con studi in Francia, nella sua Tenuta Cavalier Pepe apre sabato anche ai bambini con giochi e menù speciale. L’attrazione tra i tanti vini prodotti è Rosa Chiaro, un raffinato tentativo di adeguare il vino al mercato che cambia. È rosso moderato di 12 gradi, da bere a 10 di temperatura. Per indicarla porta un’etichetta “termosensibile”. Blend che mitiga i tannini dell’Aglianico con Sangiovese e Merlot. «Bisogna adattarsi alla realtà, il rosso rimane nel suo valore, cambia il modo di bere», spiega Milena. Cantine aperte sollecita svolte, ma c’è un’altra riflessione. è di un esperto del mercato, Giulio Iannini. Guida la linea commerciale di almeno otto cantine italiane. “Crisi diffusa anche in Francia, si calcola il 25 per cento, il vino va adeguato alle esigenze, ma i suoi nemici sono fuori le cantine. C’è chi aggiunge ricarichi mostruosi. La Campania si salva un po’ con i bianchi, ma spiegatemi perché un Greco di Tufo scende a 5,90, e un bianco da 6 euro al ristorante costa 30”. Cantine aperte può far qualcosa. Ma il sistema chiede di più, se solo in Campania tra vigne, aziende, enoteche, mercanti gira una filiera da migliaia di posti.