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Bacoli piange Salvatore Greco l’ultimo custode della Dragonara di Miseno

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L’amore viscerale per un luogo ha attraversato la vita di Salvatore Greco, per tutti don Salvatore, “l’uomo delle chiavi”. Le chiavi erano quelle della Grotta della Dragonara di Miseno, a Bacoli, nel cuore dei Campi Flegrei: di quella grande cisterna di epoca romana dal nome così suggestivo (“Il rumore della pioggia diventava l’ululato di un dragone”, raccontava) lui è stato l’assuntore di custodia.

Si è spento in queste ore, a 84 anni, ricordato sui social. “Un’istituzione”, dice il sindaco Josi Gerardo della Ragione. “Ha permesso la visita della monumentale cisterna a decine di migliaia di persone. Faceva da cicerone, Salvatore”, evidenziando “una cultura raffinata da autodidatta e raccontando al mondo le meraviglie della nostra terra”. Se ne va, prosegue il sindaco, “un figlio di questo paese che ha sacrificato buona parte della sua esistenza, per dedicarsi alla difesa ed alla promozione del nostro patrimonio culturale, l’esempio più fulgido di quel popolo flegreo che, anche nei tempi più bui, quando lo Stato era troppo lontano, non ha lasciato il territorio allo sbando. Ma ne ha fatto le veci, spalancando cancelli agli occhi del mondo”.

Figlio di muratore, nacque tutto un po’ per caso, come spesso accade per le storie più straordinarie del Mezzogiorno, dove la passione si alimenta di incontri fortuiti. “Quando gli archeologi – raccontava don Salvatore – iniziarono a venire in questi luoghi per scavare e recuperare i tesori sepolti, non solo partecipavo agli scavi, ma prestavo attenzione a quanto dicevano, memorizzandolo per poi ripeterlo a mia volta ad amici e parenti”. E dunque con la Grotta della Dragonara intraprese un rapporto profondissimo, frequentandola sin da ragazzino. “Durante la Seconda Guerra Mondiale fu utilizzata come rifugio. – spiegava, da impeccabile Cicerone, ai visitatori – Vi entravano circa duecento persone. Per quasi un mese vi entrammo e uscimmo per ripararci dai bombardamenti. Per renderla vivibile i nostri genitori dovettero coprire le vasche d’acqua sorgiva con palate di terra”.

E i suoi racconti mescolavano nozioni da storico affidabile a leggende irresistibili, come quella dell’anguilla ultracentenaria che nuoterebbe ancora nelle acque della cisterna, una sorta di mostro di Lochness nostrano. “Chi la racconterà più ora? – si chiede commosso Rosario Mattera, patron dell’evento culturale “Malazè” – L’ultima volta gli chiesi: Don Salvatore dimmi una cosa, ma quando è stata l’ultima volta che hai visto questa anguilla? Mi guardò e mi fece un bel sorriso”.

Nel territorio del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, di cui la Dragonara è una delle 25 meraviglie, i cosiddetti assuntori di custodia hanno ceduto il passo alla necessaria messa in sistema di luoghi straordinari, ma qui nessuno dimentica l’epopea di persone come Carlo Santillo, per tutti Caronte, a lungo ‘guardiano’ della grotta della Sibilla, sul lago d’Averno, celebrato, con i suoi colleghi, nel documentario “Mirabiles – I custodi del mito” di Alessandro Chetta e Marco Perillo.

 “Gli ‘assuntori di custodia’ sono pezzi di storia, parte del nuovo modello di partenariato pubblico-privato che, guardando al futuro, ha concluso tra gli altri bandi per la piscina Mirabilis e per il  tempio di Serapide di Pozzuoli”, sottolinea il direttore del Parco, Fabio Pagano. E dunque il futuro non rinuncia al passato, da queste parti.

Fonte: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2023/02/22/news/bacoli_piange_salvatore_greco_lultimo_custode_della_dragonara_di_miseno-389018802/?rss

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